mercoledì 16 gennaio 2013

Una pronuncia dei giudici di Strasburgo non è vincolante per i tribunali tedeschi




Il Tribunale costituzionale tedesco delimita gli effetti nel diritto interno delle sentenze della Corte Europea dei diritti dell’uomo



A qualche mese di distanza dalla decisione della Corte di Strasburgo sul caso Hannover c. Germania (su cui cfr., su questo sito, la cronaca di Giorgio Repetto), il Bundesverfassungsgericht (BVerfG) si pronuncia sulla questione dell’efficacia delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo nel diritto interno, in particolare con riferimento ai processi il cui oggetto sostanzialmente vi corrisponda (2 BvR 1481/04 PDF del 14 ottobre 2004). Il BVerfG riprende e sviluppa il proprio precedente in materia (2 BvR 336/85 Pakelli-Beschluß, dell’ 11 ottobre 1985). In esso aveva già precisato che una sentenza, con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo accerti la violazione della CEDU da parte di un tribunale tedesco, non ha “efficacia idonea a rimuovere il giudicato” della decisione interna. Nondimeno, i tribunali tedeschi sono tenuti a rispettare “il giudicato sostanziale (delle decisioni della Corte di Strasburgo), con i rispettivi limiti soggettivi, oggettivi e temporali” (nel caso di specie, il BVerfG aveva rilevato come i limiti oggettivi della sentenza di accertamento della Corte europea non coprissero la pretesa del ricorrente alla revisione del processo penale interno, lasciando tuttavia impregiudicata la possibilità di un’incidenza sul procedimento esecutivo).
Nel caso in esame, la sentenza del tribunale costituzionale costituisce il culmine di una vicenda processuale complessa. Il ricorrente, cittadino turco e padre naturale di un bambino dato in adozione dalla madre, cittadina tedesca, senza il suo consenso, aveva instaurato un giudizio per ottenere il conferimento della potestà genitoriale (elterliche Sorge). In particolare, richiedeva la custodia del figlio (persönliche Sorge nel sistema tedesco, custody secondo la Corte europea) ed il riconoscimento del diritto-dovere di visita al bambino, che viveva presso una famiglia affidataria. In una prima serie procedimentale, alla decisione favorevole di primo grado dell’Amtsgericht (AG) Wittemberg (9 marzo 2001) era seguita quella sfavorevole dell’Oberlandsgericht(OLG) Naumburg (20 giugno 2001) nonché il rigetto, da parte del BVerfG con una decisione priva di motivazione, di una Verfassungsbeschwerde (31 luglio 2001).
Contro la pronuncia dell’OLG Naumburg, il ricorrente adiva la Corte di Strasburgo, che, sulla base della sua giurisprudenza sulla salvaguardia dei legami familiari e sulla “obbligazione positiva imposta a ciascuno stato di riunire il genitore naturale ai suoi figli”, riteneva soddisfatti i presupposti per una violazione dell’art. 8 CEDU (Görgülü c. Germania PDF, n. 74969/01 del 26 febbraio 2004). La Corte ha ritenuto che il margine di discrezionalità degli stati, con riferimento alla clausola sulla “necessarietà in una società democratica” di cui al 2° comma art. 8 CEDU, dovesse intendersi in senso ampio rispetto alla custodia ed invece più stretto con riferimento al diritto di visita. Ciononostante, non solo la decisione dell’OLG Naumburg, nella parte in cui negava al genitore il diritto di visita, “rendeva praticamente impossibile lo sviluppo di qualsiasi forma di vita familiare, (...) strappando il minore dalle sue radici”, ma anche, escludendo a priori il diritto di custodia del padre naturale, ometteva di considerare “tutte le soluzioni possibili al problema”, concentrandosi solo sulle conseguenze imminenti dell’allontanamento del minore dalla famiglia affidataria ed ignorando gli effetti di lungo periodo della sua separazione dal padre. In entrambe le ipotesi, non veniva assicurato l’interesse superiore del bambino (the best interest of the child). Accanto all’accertamento della violazione, la Corte stabiliva che lo stato tedesco, pur libero di scegliere i mezzi con i quali far fronte all’obbligazione sorta in seguito alla sentenza, avrebbe dovuto “per lo meno assicurare al ricorrente la possibilità di visitare suo figlio ”.
Nel frattempo, il ricorrente aveva avviato un secondo e parallelo procedimento. La sua richiesta di ottenere, in via cautelare, il riconoscimento del diritto di visita veniva nuovamente rigettata in secondo grado dall’ OLG Naumburg (30 settembre 2003), il quale aveva tuttavia accolto la sua richiesta di sospendere il procedimento di adozione instaurato contemporaneamente dalla famiglia affidataria, fino ad una decisione definitiva sulla custodia. Nell’ambito di questo secondo procedimento, l’AG Wittemberg ha ritenuto, in seguito alla pronuncia della Corte europea dei diritti dell’uomo, di dover conferire al ricorrente la custodia esclusiva del figlio (19 marzo 2004), nonché di poter emanare d’ufficio un provvedimento interinale con cui assicurare al ricorrente un limitato diritto di visita. Tale ultimo provvedimento, impugnato dai genitori affidatari e dallo Jugendamt quale tutore d’ufficio del minore, è stato prima sospeso e poi annullato dall’ OLG Naumburg, perché adottato in difetto della domanda di parte, necessario presupposto processuale (30 marzo e 30 giugno 2004). Secondo l’OLG Naumburg, l’adozione del provvedimento d’urgenza non sarebbe giustificata nemmeno dal contenuto della sentenza della Corte europea. Questa, infatti, obbligherebbe direttamente “soltanto la RFT come soggetto di diritto internazionale, ma non i suoi organi o i suoi uffici e segnatamente non i tribunali quali organi indipendenti della giurisdizione ai sensi dell’art. 97 1° co. GG. L’efficacia della sentenza si esaurisce pertanto de iure e de facto, salva una modifica della legislazione interna, nell’accertamento e nella sanzione di una violazione (...) avvenuta nel passato.” Per il futuro, e rispetto ai tribunali tedeschi, una pronuncia dei giudici di Strasburgo non è vincolante (unverbindlich).
Contro questa decisione (14 WF 64/04 OLG Naumburg), il ricorrente solleva la Verfassungsbeschwerde qui in esame. Secondo il BVerfG, il ricorso è fondato, poiché la decisione impugnata viola l’art. 6 GG (protezione della famiglia) in combinazione con il principio dello stato di diritto ai sensi dell’art. 20 3° co. GG (Rechtsstaatsprinzip).
Nella prima parte della motivazione, il tribunale costituzionale conferma la sua precedente giurisprudenza sulla funzione ermeneutica svolta dalla CEDU nell’interpretazione dei diritti fondamentali e dei principi dello stato di diritto nell’alveo del Grundgesetz (da ultimo, BVerfG, 2 BvR 1570/03). È giurisprudenza costante del BVerfG che le norme della CEDU siano insuscettibili di essere un parametro diretto nei giudizi di costituzionalità. La CEDU, il cui ordine di esecuzione nel diritto interno è contenuto in una legge ordinaria (Gesetz über die Konvention zum Schutze der Menschenrechte und Grundfreiheiten del 7 agosto 1952), ha nell’ordinamento tedesco il rango di quest’ultima (art. 59 2° co. GG). Tuttavia, le norme della Convenzione e la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo “servono, sul piano del diritto costituzionale, come sussidii interpretativi (Auslegungshilfen) per la determinazione del contenuto e della portata dei diritti fondamentali” del GG. Di questi deve darsi, “se possibile”, un’interpretazione che non sia in conflitto con gli obblighi internazionali della RFT. Ciò in virtù di quella philìa verso il diritto internazionale (Völkerrechtsfreundlichkeit) che caratterizza la Legge fondamentale in virtù di un ben preciso complesso di norme (artt. 23, 24, 25, 26, 26 GG) nonché del suo preambolo. Tale Völkerrechtsfrundlichkeit, tuttavia, dispiega i suoi effetti “solo nell’ambito del sistema demokratisch e rechtsstaatlich del Grundgesetz”. Il BVerfG si sofferma sui presupposti teorici del rapporto tra diritto interno e diritto internazionale, inquadrato in termini di dualismo: “la Legge fondamentale [ndr. Costituzione provvisoria tedesca] riposa sull’impostazione classica, secondo cui il rapporto tra diritto internazionale e diritto interno è quello di due circuiti giuridici distinti e la natura di tale rapporto, nella prospettiva del diritto interno, può essere determinata solamente dal medesimo diritto interno”. Sebbene la Legge fondamentale aspiri all’integrazione della Germania nell’ordine internazionale, essa “non rinuncia alla sovranità”, identificabile “nell’ultima parola (spettante alla) costituzione tedesca”, la quale identifica limiti e controlli rispetto alla sottoposizione ad atti d’imperio promananti da autorità “non tedesche”. La stessa integrazione sovranazionale europea è concepibile sulla scorta di una “riserva di sovranità, per quanto ampiamente ridimensionata (weit zurückgenommen)”. Il diritto pattizio internazionale è valido nell’ordinamento nazionale solo se in esso sia stato “incorporato in maniera formalmente corretta ed in conformità con il diritto costituzionale materiale (in Übereinstimmung mit materiellem Verfassungsrecht)”. Pertanto non è incompatibile con la Völkerrechtsfreundlichkeit del Grundgesetz l’ipotesi in cui “il legislatore, in via eccezionale, non rispetti il diritto internazionale pattizio, nella misura in cui solo in questo modo si può impedire la violazione di principi fondamentali (tragende Grundsätze) della costituzione”.
Nella seconda parte della motivazione, il BVerfG affronta più specificamente il problema dell’efficacia delle sentenze della Corte di Strasburgo con riferimento alla res iudicata, per poi giungere nuovamente, nella terza parte, a conclusioni di carattere generale. In virtù dell’art. 46 CEDU, gli stati che hanno aderito alla Convenzione si sono impegnati a conformarsi alle sentenze della Corte di Strasburgo che, se definitive (artt. 42 e 44 CEDU), hanno dato luogo a giudicato formale. L’efficacia di tali sentenze negli ordinamenti interni si misura con riferimento alla cosa giudicata sostanziale, di cui il BVerfG ripetutamente sottolinea i limiti. Quelli soggettivi, poiché le sentenze della Corte europea vincolano direttamente solo lo stato che è stato condannato e non anche gli altri; quelli oggettivi, poiché l’efficacia della sentenza è circoscritta alla fattispecie oggetto del giudizio; quelli temporali, poiché sia le circostanze di fatto che la situazione giuridica possono considerevolmente cambiare nell’arco di tempo che va dal passaggio in giudicato della sentenza della Corte di Strasburgo all’ apertura di un nuovo procedimento interno. Escluso che le sentenze della Corte abbiano efficacia costitutiva e che quindi possano annullare le decisioni dei tribunali nazionali non conformi alla CEDU, esse hanno invece efficacia di accertamento, cui si accompagna un’efficacia di condanna nel caso di pagamento di un’equa soddisfazione ai sensi dell’art. 41. Mentre dall’accertamento della violazione sorge l’obbligo, in capo allo stato condannato, di ripristinare la situazione preesistente (restitutio in integrum) nonché di porre termine alla violazione, ove essa ancora perduri, il pagamento di un’equa soddisfazione, presupponendo una riparazione “incomplet(a)” da parte dello stato, sembra escludere un’obbligazione immediata per lo stato di adeguare il diritto, nonché gli atti amministrativi e giurisdizionali interni, alla decisione della Corte. Tale ricostruzione, fatta propria dallo stesso BVerfG nel Pakelli-Beschluß del 1985, è stata rifiutata da recenti pronunce della Corte europea che, capovolgendo i termini della questione, ha sostenuto che solo se “il diritto nazionale non permette, o permette in maniera soltanto imperfetta, di eliminare le conseguenze della violazione (con misure di carattere generale o individuale), l’art. 41 abilita la Corte ad accordare alla parte lesa la soddisfazione che le sembri appropriata” (Assanidzé c. Georgia, n. 71503/01, dell’8 aprile 2004, § 198; nello stesso senso Maestri c. Italia, n. 39748/98, del 17 febbraio 2004, § 47; Scozzari e Giunta c. Italia, n. 39221/98 e 41963/98, del 13 luglio 2000, §§ 249-250).
Il BVerfG, richiamando tale ultima giurisprudenza della Corte europea, ammette che la mancata rimozione delle conseguenze della violazione già accertata dai giudici di Strasburgo, è suscettibile di integrare gli estremi di una seconda violazione. Da quest’impostazione, unita alla considerazione dell’obbligo, da parte degli stati contraenti, di assicurare “l’effettiva applicazione di tutte le disposizioni della Convenzione” nel diritto interno (art. 52 CEDU), il BVerfG deduce che, fondamentalmente, “tutti gli organi del potere pubblico tedesco sono vincolati alle sentenze della Corte”. In particolare, “anche ai tribunali tedeschi fa capo l’obbligo di considerare (Pflicht zur Berücksichtigung) le decisioni della Corte”.
Tuttavia, e si giunge alla terza parte della motivazione, i tribunali sono tenuti al rispetto “del diritto e della legge” (art. 20 3° co. GG) e non possono invocare una pronuncia della Corte di Strasburgo per svincolarsene. Parimenti, alla clausola di cui all’art. 20 3° co. GG “appartiene anche la considerazione (...) della CEDU e delle decisioni della Corte”, in quanto incorporate nel diritto interno attraverso una legge ordinaria. Una tale “considerazione” dovrà avvenire secondo un’interpretazione “metodologicamente sostenibile” (methodisch vertretbar). Ne consegue che “sia il mancato confronto con una pronuncia della Corte, sia la sua “esecuzione” schematica in violazione di norme superiori”, in particolare il diritto costituzionale, possono integrare la violazione dei diritti fondamentali in combinazione al Rechtsstaatsprinzip. Una volta dedotto dalla legge questo “obbligo di considerazione”, il suo contenuto è precisato nel senso che il tribunale competente dovrà “per lo meno prendere atto” delle disposizioni e della giurisprudenza CEDU rilevante e farli confluire nel processo decisionale (Entscheidungsfindung), segnatamente nel giudizio di proporzionalità (come già in 2 BvR 1570/03). Diversamente da quanto sostenuto dall’OLG Naumburg, il confronto con le decisioni della Corte europea è quanto meno “dovuto” (gebührend) e pertanto dev’essere “riconoscibile”, nel senso che un esito difforme dagli orientamenti di Strasburgo dovrà essere attentamente motivato.
Tale eventualità è espressamente riconosciuta dal BVerfG con riguardo al diritto privato, in particolare con riferimento al diritto di famiglia e degli stranieri nonchè, richiamando la decisione della Corte europea Hannover c. Germania, alla protezione del diritto generale della personalità. L’aspettativa che i giudici nazionali conformino la propria giurisprudenza a quella europea, fatta propria dal legislatore tedesco in occasione dell’introduzione, nel 1998, di un ulteriore motivo di revisione della sentenza penale (§ 359 n. 6 StPO), non può essere generalizzata a tutti i settori dell’ordinamento, specialmente se le corrispondenti norme processuali consentono di investire il giudice di domande nuove non interamente coperte dalla res iudicata del procedimento di Strasburgo.
Ciò implica che i giudici, nella “considerazione” delle decisioni della Corte europea, dovranno tener conto delle loro ripercussioni all’interno dell’ordinamento nazionale, soprattutto quando si tratta di “un sistema parziale del diritto interno e bilanciato nelle sue conseguenze giuridiche” (ein in seinen Rechtsfolgen ausbalanciertes Teilsystem des innerstaatlichen Rechts; Teilrechtssystem; Teilrechtsbereich), in cui diversi diritti fondamentali reciprocamente si bilanciano. A sostegno di tale conclusione, il BVerfG riconduce l’argomento della partecipazione, al procedimento presso la Corte, del solo ricorrente e dello stato contraente, con l’esclusione di soggetti terzi, il cui eventuale intervento ex art. 36 2° co. CEDU non è sufficiente a farne acquisire il ruolo di parte processuale. Spetta pertanto ai giudici nazionali “adeguare una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo ai sistemi giuridici parziali dell’ordinamento nazionale volta a volta interessati”, adeguamento che non può essere effettuato direttamente dalla Corte europea.
In conclusione, il BVerfG, pur non essendo di regola una Revisioninstanz, afferma che le decisioni dei tribunali tedeschi sono sottoposte al suo controllo anche in punto di interpretazione, qualora un’erronea interpretazione e applicazione dei trattati internazionali possa dar luogo alla responsabilità internazionale della Germania. In questo senso il tribunale costituzionale ritiene di essere “al servizio, in via mediata, dell’esecuzione del diritto internazionale”. Ciò è vero soprattutto rispetto alla CEDU, che contribuisce ad “uno sviluppo comune europeo (gemeineuropäisch) dei diritti fondamentali”. Pertanto, “finchè (solange), nell’ambito dei vigenti standard metodologici, rimangano aperti margini” interpretativi, i tribunali tedeschi hanno l’obbligo di dare la prevalenza all’interpretazione conforme alla convenzione. Un esito differente è concepibile “solo quando il rispetto di una sentenza della Corte europea (…) si pone palesemente in contrasto con il diritto legislativo vigente o con disposizioni costituzionali, segnatamente i diritti fondamentali di terzi”. Ciò potrebbe avvenire, come nel caso di specie, “nel caso di una modificazione della situazione di fatto”. In ogni caso dev’essere “comunque possibile lamentare, dinanzi al BVerfG, che gli organi statali non hanno preso in considerazione una sentenza della Corte europea”. Il parametro è costituito dal diritto fondamentale in questione insieme al Rechtsstaatsprinzip.

di Alessandra Di Martino







domenica 13 gennaio 2013

Non piangere, mamma !



Quando lo Jugendamt, brutalmente e con la menzogna, separa i bambini dai loro genitori, questi ultimi si chiedono cosa hanno fatto di sbagliato, dove hanno fallito, si colpevolizzano e tutti coloro ai quali ne parlano, compresi gli stessi amici, conoscenti e familiari, pensano “ci deve essere sotto qualcosa, lo Jugendamt non porta via i bambini così facilmente e senza motivo”. Ma questi genitori che si struggono nel sentimento di colpevolezza sono assolutamente innocenti. Sono le vittime.
Già molti anni fa Olivier Karrer rispondeva in questo modo a una mamma disperata.

Non piangere, mamma !
Ciao Vicky!
Non piangere, tu non hai nessuna colpa.
Non piangere, tutti noi abbiamo pianto , ma le lacrime non ci hanno ridato i nostri figli.
Non piangere. Ciò che ti succede, è successo a migliaia di altri.
La ragione per cui vogliono prendere tuo figlio con motivazioni inventate, vergognose e ripugnanti, si può spiegare con una sola frase: la tua famiglia è di origine straniera.
Ed ecco la spiegazione del moderno “Kinderschutz” (letteralmente : protezione del bambino):
La Germania ha circa 81 milioni di abitanti.
La Francia, un paese con all’incirca la stessa superficie, ne ha 63.
Nel 2050, quindi in un periodo di tempo relativamente breve, la popolazione della Francia aumenterà di 3 milioni di abitanti. La Germania invece scenderà a da 81 a 63 milioni di abitanti (sempre se la quota immigrazione resterà sul valore di 170.000 persone all’anno), perderà dunque 15 milioni di abitanti. Queste persone non saranno emigrate, ma decedute.

Riesci ad immaginare  che, date queste premesse, NESSUN BAMBINO lascerà mai la Germania?
Riesci ad immaginare  perché lo Jugendamt  fa passare ogni genitore straniero per un criminale o per un potenziale “rapitore” e vuole impedire in modo brutale ogni contatto con i suoi figli?
Riesci ad immaginare  che ciò che è successo a te, a tuo figlio, a tuo marito, non è stato deciso dallo Jugendamt locale, bensì a Berlino dal governo tedesco?
Riesci ad immaginare  perché il governo tedesco ti ruba i figli, ma li ruba anche ad altri 10.000 se non 100.000 genitori non-tedeschi, in modo autoritario, preventivo e basato su motivazioni idiote e inventate, utilizzando per la realizzazione di questo compito il suo Jugendamt e i periti ad esso collegati?
Capisci con quale finalità ogni decisione giuridica di qualsiasi giudice familiare tedesco presunto “indipendente” viene sempre controllata (così prevede la Legge!) dall’istituzione politica denominata JUGENDAMT (in segreta collaborazione con il suo gregge di mentitori e di pseudo esperti) e perché lo JUGENDAMT provoca volutamente la discordia mettendo le madri contro i padri e i figli contro i genitori?
Può mai essere indipendente una giustizia familiare che de lege viene controllata dalla politica locale, supportata dalla mostruosa propaganda dei politici tedeschi e dal credo dei Tedeschi senza opinione propria?
Il Kinder-Schutz (letteralmente : protezione del bambino) nella bocca dei moderni Kinderklauer (ladri di bambini) è il più grosso inganno in assoluto dai tempi di Hitler. Preoccupante è il fatto che il modo attuale di procedere è costruito sullo stesso identico schema di quel tempo, nel quale i veri scopi del regime dai molti non erano riconosciuti e già allora veniva proposto come Schutz (protezione) del popolo Tedesco.
Il Kinder-Schutz va inteso nel senso che gli danno i politici tedeschi che oggi non solo ingannano il proprio popolo (genitori e bambini), ma anche i Governi europei : la schermatura dei bambini rispetto ad ogni influsso che potrebbe nuocere  al buon “ordine della Comunità dei Tedeschi”. E’ la protezione contro la “Kinder-Armut” (letteralmente : povertà dei bambini) che in realtà è la “povertà di bambini” in Germania (non sono i bambini ad essere poveri, ma la Germania ad avere troppo pochi bambini, ad essere povera di bambini). Anche i diritti fondamentali (così come intesi dalla comunità internazionale) vengono adattati, con questo modo di pensare, all’ordine tedesco, alla comunità locale dei tedeschi e non viceversa!
Nel modo di pensare del popolo che si sente dominatore, per i politici tedeschi i nostri bambini sono proprietà dello Stato (dello Jugendamt), proprietà dei politici locali e delle loro truppe che perseguono il Kindeswohl e che ne decidono il destino nelle sedute segrete delle “Jugend-Hilfe-Ausschuss“.

Si ritengono obbligati a proteggere la loro proprietà da tre pericoli:
1.    Dall’origine straniera della famiglia (il tuo caso), perché un giorno i bambini potrebbero lasciare la Germania;
2.    Dalla famiglia numerosa. I genitori delle famiglie numerose investono gli importi degli assegni familiari in oggetti come il televisore, anziché nella scuola per i figli, pertanto è meglio che i soldi vadano a famiglie adottive che crescono i bambini così come previsto dell’ordine della comunità dei tedeschi;
3.    Da genitori che sono liberi pensatori e che non sono d’accordo con i tutori della politica locale. E’ sufficiente una querela contro il direttore della scuola o una lagnanza contro le amministrazioni perché si perdano i figli per sempre.
Ed ora rispondo alla tua domanda:
cosa puoi fare per proteggere te stessa, tuo figlio, tuo marito dai ladri di bambini (Kinderklauer) tedeschi e legalizzati ?

Regola n. 1 :
Rendi tutto pubblico !
Metti in guardia l’opinione pubblica straniera, poiché è la migliore protezione da un sistema (lo Jugendamt tedesco e tutti i suoi collaboratori esterni) che lavora di preferenza e in modo sistematico utilizzando decisioni urgenti e non-contraddittorie, che minaccia e separa brutalmente genitori e bambini con le forze di polizia, senza motivazioni plausibili. Il resto del mondo considera il furto dei bambini come l’azione più riprovevole dopo l’omicidio. Loro rubano e uccidono il tuo futuro. Nessun governo immagina che al giorno d’oggi, in Germania, il furto di bambini sia moralmente accettato e organizzato dai governi federali facenti parte della repubblica.
Scrivi la tua vicenda in modo breve e chiaro e inviala con una petizione al Parlamento europeo e al Governo del tuo paese (scrivi anche al tuo Ambasciatore a Berlino), perché tuo figlio non è proprietà dei politici tedeschi ! Tutte le vicende devono essere pubblicate in Internet, meglio se in inglese, francese e nella tua lingua, anche se i commercianti di bambini ti minacciano per questo. Hanno paura che si esaurisca la loro fonte di commercio e introiti.
Regola n. 2 :
Non mostrare mai un atteggiamento rassegnato, non lasciare che i bugiardi di professione ti coprano di menzogne e umiliazioni, pensando “il giudice” o “l’avvocato” rettificheranno (anche loro fanno parte del sistema!).
Una decisione giuridica può essere influenzata prima dell’udienza e non dopo. Dopo è troppo tardi !
Attenzione agli avvocati tedeschi! Bisogna dar loro fiducia con molta parsimonia. Molti sono mossi solo dai soldi che con “la causa” potranno guadagnare e non dalla difesa del loro mandante. Inoltre sono obbligati per legge (art. 12a BRAO- Codice deontologico degli avvocati) a servire soltanto “l’ordine costituzionale”, cioè gli interessi dei tedeschi, servendo l’ordine dei Tedeschi e non i principi universali alla base del Diritto internazionale (quelli che hanno portato alla formulazione dei Diritti fondamentali). In pratica, un avvocato tedesco difende solo raramente il suo cliente non-tedesco in modo effettivo. Spesso semplicemente tace in udienza.
Regola n. 3 :
Non fidarti mai dei ladri di bambini! Annotano segretamente tutto quanto, con la sola finalità di utilizzarlo poi, in modo assurdo, se non addirittura criminale, contro i genitori. La messinscena è sempre la stessa: i ladri di bambini sono dapprima molto comprensivi e gentili. Cercano di guadagnarsi la fiducia dei genitori in modo che questi ultimi raccontino ogni dettaglio della loro vita. I genitori non sospettano di avere di fronte i peggiori nemici della loro famiglia e dei loro figli. Gli ingenui genitori scopriranno il vero volto di questi spioni (che lavorano oggi con gli stessi metodi della Stasi e/o della Gestapo) al più tardi quando i figli verranno presi in “custodia” , in altre parole, venduti. Allora sarà troppo tardi. La maggior parte di loro non rivedrà più i figli. Molti non capiranno mai neppure (e come potrebbero? dopo 60 anni di propaganda di Stato in favore della “macchina Jugendamt”?) che i peggiori nemici della loro famiglia sono all’interno dello Jugendamt e lavorano in collaborazione con i giuristi locali e le Chiese.
Regola n. 4 :
Non credere mai a ciò che raccontano i ladri di bambini!
Comportati da persona adulta e pensante, difenditi (scrivi al giudice familiare a mezzo raccomandata con copia alle organizzazioni internazionali e alle ambasciate), denuncia l’intervento politico dei locali ladri di bambini in questioni familiari e private.
Non farti spaventare da questi incredibili e sistematici bugiardi !
Essi sono infatti estremamente fantasiosi quando posso mettere le mani su di un bambino !
Utilizzano persino patologie completamente inventate, sia nei bambini (ADS, ADHS, ecc…) che nei genitori (Sindrome di Münchhausen per procura, disturbi psichici, inidoneità genitoriale, ecc…). Non si fermano davanti a nulla.
Gli interessa solo attirare i bambini o i genitori nelle mani dei loro amici pseudo-esperti che lavorano come “specialisti” dello Jugendamt (dello Jugendhilfeausschuss). Questi pseudo-esperti devono redigere perizie così come si aspetta chi ha dato loro l’incarico (cioè contro i genitori), altrimenti perderebbero tutti gli incarichi futuri.
Le perizie hanno due finalità: innanzi tutto separare i bambini dai genitori per un tempo sufficientemente lungo, in modo da creare una situazione di fatto che non è più modificabile e coinvolgere moltissime persone estranee in modo che i genitori non sappiano più da dove cominciare per difendersi.
E’ sorprendente constatare che la maggior parte di questi esperti, sia quelli che lavorano direttamente per lo Jugendamt, sia i collaboratori delle varie istituzioni che forniscono i bambini, non abbiano figli. E’ come se il ministero della difesa venisse affidato ad un pacifista convinto, o il ministero della cultura ad un analfabeta.
Regola n. 5 :
Questi Principi locali pensano ancora oggi che il popolo dei genitori debba adattarsi ai loro desideri. E’ dunque per voi meglio lasciare subito la Germania (senza preavviso!) e non tornarci per i prossimi 16 anni. Se i politici tedeschi pensano che i nostri figli appartengano allo stato e i giuristi tedeschi lavorano per l’istituzione politica Jugendamt per rubarci i figli, allora lasciamoli senza bambini.
I genitori non hanno ad oggi nessun altro modo per sottrarsi alla dittatura dello Jugendamt; i politici responsabili, come un Rainer Wieland al Parlamento europeo, negano semplicemente e continuano a raccontare ai loro colleghi a Bruxelles che in Germania i bambini vengono in questo modo “protetti”.
Fino a quando il Governo tedesco penserà che l’Europa deve conformarsi al Diritto tedesco, anziché la Germania al Diritto internazionale, fino a quando la Germania penserà che le altre nazioni debbano imparare da giuristi e politici tedeschi cos’è il Diritto dei bambini, l’amore e la democrazia e non viceversa, fino a quel momento continueremo a sentirci ripetere che :
“rubare i figli ai loro genitori è un atto di Diritto, se avviene nell’ambito della legalità tedesca”
e noi non potremo che continuare a ribadire, tutti insieme, che :
„Rubare i bambini degli altri non è un atto di diritto, è una dichiarazione di guerra“.


Cordiali saluti
Olivier Karrer
Conseil Européen des Enfants du divorce 

giovedì 10 gennaio 2013

La giustizia familiare tedesca in 45 punti




1.    La natalità dei Tedeschi è in costante calo dalla fine della guerra.
2.   Per questo hanno delegato il loro sistema di giustizia familiare a prendere i bambini degli altri, con la stessa buona coscienza “legale” con la quale hanno organizzato l’industrializzazione della morte il secolo scorso.
3.    Oggi il bambino di uno straniero non può mai lasciare la giurisdizione tedesca.
4.  I Tedeschi considerano ogni bambino presente nel loro paese come proprietà della “comunità dei Tedeschi”.
5.   Il bambino è utilizzato come mezzo del ricatto per asservire il suo genitore non tedesco e fissare la forza di lavoro e le ricchezze (patrimonio, averi in genere, eredità, …) di quest’ultimo nel paese.
6.    La finalità della giustizia familiare tedesca è di massimizzare il Kindeswohl, cioè il “benessere della comunità dei Tedeschi attraverso il bambino”. 
7.  Questa politica del Kindeswohl, del ripopolamento e dell’arricchimento nazionale attraverso il bambino è volontà politica del governo tedesco.  
8.  Tutti coloro che intervengono nel sistema giudiziario tedesco sono tenuti a mettere in pratica collettivamente (avvocato compreso) questa politica del Kindeswohl
9.  Questa politica è decisa e coordinata da una entità politica locale che sfugge, non senza motivo, al controllo del parlamento e del governo : lo Jugendamt
10. Lo Jugendamt agisce in qualità di genitore di Stato, giudice politico e terza parte in causa plenipotenziaria. Di fatto detiene la potestà genitoriale sui bambini.
11.  Lo Jugendamt deve prendere ogni provvedimento utile, anche in anticipo, per mantenere il legame Stato-bambino, generalmente a scapito del legame genitore non tedesco-bambino.
12.  Lo Jugendamt provoca, mantiene e esacerba il deliberatamente il conflitto genitoriale quando ritiene che uno dei genitori minacci il Kindeswohl dei tedeschi, che non corrisponde alla “integrità morale o fisica del bambino”.
13.  Lo Jugendamt designa sempre, quale garante del Kindeswohl, il genitore tedesco o quello che resterà di sicuro in Germania, quello che può mettere in situazione di dipendenza finanziaria in modo da controllare i bambini attraverso questo genitore. Considera invece il genitore non tedesco o la coppia di genitori stranieri (uniti) come una “minaccia per il Kindeswohl” (Kindeswohlgefährdung).
14.  Lo Jugendamt crea arbitrariamente una situazione di fatto sulla base di un’ordinanza unilaterale e segreta, resa dal giudice familiare (provvedimento di Beistandschaft) e poi fornisce a quest’ultimo le motivazioni necessarie per legalizzarla, contradditorizzando in seguito, con una prima udienza che si tiene solo per la forma, detta ordinanza unilaterale.
15.  Lo Jugendamt fornisce al giudice familiare la decisione politica che deve essere legalizzata utilizzando i vari procedimenti e si deve applicare nel rispetto del principio del Kindeswohl, l’interesse superiore dei Tedeschi.
16.  Lo Jugendamt distribuisce la “cura genitoriale” (elterliche Sorge) al genitore che ritiene – secondo una sua lista di criteri – sufficientemente affidabile da questo punto di vista politico, per non mettere in pericolo il Kindeswohl, né al presente, né in futuro.
17.  La “cura genitoriale” si suddivide in tre “sotto-cure-genitoriali” :
       Il “diritto di decidere il luogo del soggiorno” dei bambini, il “diritto di prendersi cura delle questioni sanitarie” e il “diritto di prendersi cura delle questioni relative all’educazione” (Aufenthaltbestimmungsrecht, Gesundheitssorge et Erziehungssorge). Non esiste la definizione di affido nella legislazione tedesca.
18.  Lo Jugendamt può togliere in qualsiasi momento una delle sotto-cure-genitoriali al genitore che non coopera con lui, sulla base di un “volontariato obbligatorio”.
19.  Lo Jugendamt organizza i diritti di visita strettamente sorvegliati del genitore non tedesco, in modo sporadico e aleatorio per giustificare agli occhi della comunità internazionale la richiesta di alimenti.
20.  Nell’ambito della giurisdizione tedesca il genitore non tedesco non si trova opposto al suo (ex) coniuge tedesco, ma allo Stato tedesco.
21.  Lo Stato tedesco utilizza il genitore tedesco come prestanome per condurre i suoi procedimenti giuridici che hanno come finalità quella di massimizzare il Kindeswohl.
22.  I procedimenti giuridici servono a costruire gli argomenti necessari per rendere dapprima difficile e poi cancellare l’esercizio effettivo dei diritti genitoriali del genitore non tedesco, ma mantenendo ovviamente i suoi obblighi.
23.  Per questo la giurisdizione tedesca scinde il procedimento di divorzio in una moltitudine di sotto procedimenti distinti (Scheidungsverfahren, Rentenanspruchausgleichverfahren, Zugewinnausgleich, Sorgerechtsverfahren, Umgangsverfahren, ecc…  ), che si moltiplicano a loro volta grazie a procedimenti relativi ai provvedimenti provvisori (Nebenverfahren) distinti da quelli nel merito (Hauptverfahren).
24.  Durante i procedimenti giuridici il genitore non tedesco è opposto allo Jugendamt (che protegge il legame Stato-bambino) e all’esperto (perito) del Kindeswohl tedesco (che fornisce l’argomento pseudo-scientifico). Lui è per forza sistematicamente in minoranza.
25. Un genitore non può esercitare il diritto di ricorso effettivo, né contro il provvedimento urgente reso segretamente contro di lui dal giudice familiare (necessario per introdurre la Beistandschaft dello Jugendamt), né contro la decisione unilaterale dello Jugendamt di accordare una Beistandschaft al genitore che designa come garante del Kindeswohl, né contro il provvedimento di Verfahrenspflegschaft accordato dal giudice familiare o, con procedimento segreto, dal giudice minorile.
26.  Con il provvedimento di Beistandschaft, lo Stato tedesco si accaparra arbitrariamente dei diritti del minore per usarli contro il suo genitore non tedesco, per ottenere il riconoscimento di paternità e il pagamento di anticipi sugli alimenti per via amministrativa, senza garantirgli i suoi diritti genitoriali.
27. Con il provvedimento di Verfahrenspflegschaft lo Stato tedesco si accaparra arbitrariamente dei diritti del minore per usarli contro il suo genitore non tedesco, nel corso dei procedimenti.
28.  Con il provvedimento “urgente” il giudice stabilisce una situazione di fatto in favore del genitore tedesco, basata su un’urgenza fittizia, costruita a sua volta sulla presunzione e il sospetto, dichiarati sotto giuramento dal genitore tedesco. Quest’ultimo avrà infatti dichiarato che il genitore non tedesco potrebbe mettere in pericolo il principio del Kindeswohl (potrebbe lasciare la Germania).
29.  Di fronte alla giurisdizione tedesca il genitore non tedesco perde sistematicamente la libertà e/o l’esercizio effettivo dei suoi diritti genitoriali; di solito perde entrambi.
30.  La legislazione tedesca qualifica la “sottrazione di minore” il semplice spostamento al di fuori della giurisdizione controllata dallo Jugendamt, indipendentemente dai diritti genitoriali – l’affido – acquisiti di fatto o con decisione giuridica. La sottrazione di un minore alla comunità dei Tedeschi costituisce un rapimento.
31.  La giurisdizione tedesca usa i mezzi penali in cause puramente civili di divorzio per procurarsi le motivazioni che le servono in detti procedimenti, per costringere il genitore straniero a esercitare certi “diritti” (lasciare cioè i bambini in Germania, pagare gli anticipi degli alimenti e gli alimenti) e impedire l’esercizio dei suoi diritti genitoriali.
32.  La giurisdizione tedesca emette mandati di arresto internazionali contro i genitori non tedeschi che “sottraggono” (così come spiegato più sopra) i propri figli alla comunità dei Tedeschi.
33.  Il mandato d’arresto internazionale o europeo (MAE) è di solito emesso in meno di 24 ore, sulla base di un’ordinanza provvisoria unilaterale e segreta con la quale il giudice familiare conferisce – immediatamente subito dopo l’uscita dei minori dalla giurisdizione tedesca – al genitore tedesco la cura genitoriale esclusiva (Alleinsorge), mentre si era sempre rifiutato di accordarla al genitore non tedesco. Questo permette di aprire un’inchiesta preliminare sulla base di una querela penale depositata dal genitore tedesco che constata la violazione dei diritti genitoriali che ha appena acquisito e dichiara che il Kindeswohl è in pericolo (termine generalmente tradotto con “pericolo per i bambini”).
34.  Applicando il MAE tedesco nelle questioni civili di divorzio, i paesi della zona Schengen sostituiscono il loro diritto familiare con quello dei Tedeschi, danno supremazia al principio nazionalista del Kindeswohl, protetto da un’entità politica xenofoba e applicato da un’amministrazione giudiziaria strumentalizzata a fini socio-economici.
35.  Applicando i regolamenti e gli strumenti comunitari su richiesta del governo tedesco, nell’ambito della cooperazione giudiziaria e di polizia, i partner europei contribuiscono attivamente alla realizzazione della politica di spoliazione e di arricchimento nazionale tedesco.
36.  Applicando la sua legge attraverso il suo sistema delle amministrazioni di giustizia familiare (Jugendamt e tribunale) il governo tedesco si è accaparrato e si accaparrerà delle centinaia di migliaia di bambini nati da genitori stranieri o di origine straniera, così come anche delle centinaia di milioni di euro a discapito dei genitori e dei partner in buona fede.
37.  Il maggior numero di sottrazioni e rapimenti in Europa è commesso dall’amministrazione tedesca e coperto da quest’ultima. I trasferimenti illeciti da un paese all’altro non sono che la punta dell’iceberg.
38.  La legislazione tedesca condanna penalmente qualsiasi trasferimento lecito o illecito di bambini dalla Germania verso l’estero, ma non condanna gli stessi identici fatti se avvengono con trasferimento dall’estero verso la Germania.
39.  Il governo tedesco ha realizzato dei meccanismi particolarmente complessi per dissimulare attraverso i suoi procedimenti la finalità socio-economica della sua giurisdizione familiare.
40. Le autorità tedesche utilizzano la mediazione per sospendere l’esercizio effettivo dei diritti di difesa del genitore non tedesco nell’ambito dei procedimenti giuridici interni e per salvare l’apparenza di buona volontà per il tempo necessario a che il conflitto non sia più di dominio pubblico, assicurandosi così che il governo tedesco non sia oggetto di critica, di condanna (morale e finanziaria) e di indennizzi.
41.  Il popolo tedesco non ha una costituzione (Verfassung) e non vuole darsene una. Possiede solo una legge fondamentale (Grundgesetz) la cui validità va rimessa in discussione a seguito dell’annessione della Germania est alla Germania ovest. Di fatto lo Stato tedesco non è costituito in quanto tale. Questo significa che le decisioni rese dall’amministrazione dell’entità “economica Germania” non hanno valore giuridico sul piano internazionale.
42.  Il popolo tedesco ha sempre rifiutato di ratificare un trattato di pace con i suoi vicini europei, soprattutto con la Francia e la Polonia. Questo significa che attraverso i regolamenti e gli strumenti comunitari soprattutto i magistrati di questi paesi si trovano oggi nell’obbligo di applicare il diritto dei loro nemici (che fanno loro una guerra economica e demografica, coperti dall’amicizia e la cooperazione) nell’ambito della loro giurisdizione e contro i loro concittadini.
43.  Numerose sentenze del Bundesverfassungsgericht (Corte costituzionale della Federazione senza costituzione) specificano che le sentenze della CEDU (Corte Europei per i Diritti dell’Uomo) non sono per la Germania nient’altro che “consigli giuridici”, che quest’ultima non è tenuta a seguire; questo significa in pratica che il cittadino europeo non può far valere ed esercitare effettivamente ricorso contro il governo tedesco e la violazione deliberata e premeditata dei suoi diritti e delle libertà fondamentali di genitori e bambini.
44.  Il governo tedesco e le sue élites hanno dichiarato “atti di diritto” la spoliazione, l’assimilazione forzata (germanizzazione) e l’utilizzo dei bambini a fini politici, economici e ideologici. Questi “atti di diritto dei Tedeschi” sono crimini mascherati da legalità tedesca. Questi crimini sono ancora più odiosi perché commessi da una giurisdizione europea, all’interno di un sistema organizzato per dissimularli. Si può dunque parlare di crimine contro l’umanità di diritto tedesco.
45.  Un ricorso contro questi crimini organizzati e applicati dall’amministrazione tedesca, coperti e dissimulati dal diritto dei Tedeschi, esportati in tutta l’Europa attraverso gli strumenti comunitari, è inoperante con i mezzi legali.

Di fronte alle pratiche criminali del “diritto” familiare dei Tedeschi, i governi dei paesi coinvolti sono invitati a prendere tutte le iniziative necessarie per proteggere i diritti fondamentali dei propri concittadini – adulti e bambini – di fronte al sistema di predazione “deutsch-legal” realizzato in completa onestà tedesca dal governo della Repubblica Federale Tedesca.

------------------------ FRANÇAIS -------------------------


LA JUSTICE FAMILIALE ALLEMANDE EN 45 POINTS


        

         
1.    Les Allemands n’ont plus fait d’enfants depuis la guerre.
     2.    De ce fait, ils ont agencé leur système de justice familiale pour prendre les enfants des autres, avec la même bonne conscience « légale » avec laquelle ils ont organisé l’industrialisation de la mort au siècle dernier.

3.    Aujourd’hui l’enfants d’un étranger ne peux jamais quitter la juridiction allemande.
4.    Les Allemands considèrent tout enfant présent sur leur sol comme propriété de la « communauté des Allemands ».
5.    L’enfant est utilisé comme objet de chantage pour asservir son parent non allemand et fixer la force de travail et les richesses (patrimoine, richesse, héritage, etc…) de ce dernier dans le pays.
6.    La finalité de la justice familiale allemande est de maximiser le Kindeswohl, en d’autres termes le « bien être de la communauté des Allemands par l’enfant ».
7.    Cette politique du Kindeswohl, du repeuplement et de l’enrichissement national par l’enfant est volonté politique du gouvernement allemand.
8.    L’ensemble des acteurs du système judiciaire allemand sont tenus de mettre en œuvre collectivement (avocat y compris) cette politique du Kindeswohl.
9.    Cette politique est conduite et coordonnée par une entité politique locale qui échappe non sans raison au contrôle parlementaire et gouvernemental : le Jugendamt.
10. Le Jugendamt agit en qualité de parent d’État, juge politique et troisième partie plénipotentiaire. Il détient de fait l’autorité parentale sur les enfants.
11. Le Jugendamt a pour fonction de prendre toute mesure utile, même  par anticipation, pour préserver le lien État-enfant, généralement au préjudice du lien parent non allemand-enfant.
12. Le Jugendamt génère, entretient et exacerbe délibérément le conflit parental lorsqu’il estime que l’un d’entre eux menace le Kindeswohl des Allemands, qui n’est pas « l’intégrité morale ou physique de l’enfant ».
13.  Le Jugendamt désigne toujours le parent allemand ou celui qui restera en Allemagne et qu’il peut placer dans sa dépendance financière comme garant du Kindeswohl et c’est à travers de ce parent qu’il contrôle les enfants. Il considère le parent non allemand ou le couple de parents étrangers unis comme une « menace pour le Kindeswohl » (Kindeswohlgefährdung).
14. Le Jugendamt crée arbitrairement une situation de faits sur la base d’une ordonnance unilatérale et secrète rendue par le juge aux affaires familiales (mesure de la Beistandschaft), puis livre à ce dernier les arguments nécessaires pour la légaliser et en contradictorisant plus tard, au cours d’une première audience tenue pour la forme exclusivement, ladite ordonnance de référé. 
15. Le Jugendamt livre au juge aux affaires familiales la décision politique qui se doit d’être  légalisée par le jeu des procédures et se doit s’appliquer à sa convenance la décision judiciaire, en respect du principe du Kindeswohl, du meilleur intérêt allemand.
16. Le Jugendamt distribue le « soin parental » (elterliche Sorge) à ceux des parents qu’il estime – selon un catalogue de critères qui lui sont propres – politiquement suffisamment fiables, pour ne pas mettre en péril le Kindeswohl, ni dans le présent, ni dans le futur.
17.  Le « soin parental » se subdivise en trois « sous-soins-parentaux » :
       Le « droit de décider du lieu de séjour » des enfants, le « droit de prendre soin des affaires de santé » et le « droit de prendre soin des affaires de l’éducation » (Aufenthaltbestimmungsrecht, Gesundheitssorge et Erziehungssorge). Il n’existe pas de droit de garde (Sorgerecht) dans la législation allemande.
18.  Le Jugendamt peut retirer à tout moment l’un des sous-soins parentaux à celui des parents qui ne coopère pas avec lui, sur la base du « volontariat obligatoire ».
19.  Le Jugendamt organise les droits de visite étroitement surveillées du parent non allemand, de manière sporadique et aléatoire pour justifier aux yeux de la communauté internationale la demande d’obligation alimentaire.
20.  Au sein de la juridiction allemande, le parent non allemand n’est pas opposé à son conjoint allemand, mais à l’État allemand.
21.  L’État allemand utilise le parent allemand comme prête-nom pour mener ses procédures judiciaires qui ont pour objet de maximiser le Kindeswohl.
22.  Les procédures judiciaires ont pour finalité de construire les arguments nécessaires à entraver, puis à suspendre l’exercice effectif et libre des droits parentaux du parents non allemand, en vertu du principe du Kindeswohl, tout en maintenant ses obligations.
23.  A cette fin la juridiction allemande scinde la procédure de divorce en une multitude de sous procédures distinctes (Scheidungsverfahren, Rentenanspruchausgleichverfahren, Zugewinnausgleich, Sorgerechtsverfahren, Umgangsverfahren, etc…) qu’elle démultiplie encore en statuant par la voie de mesures provisoires (Nebenverfahren) et de décisions au fond (Hauptverfahren).
24.  Au cours des procédures judiciaires le parent non allemand est opposé au Jugendamt  (qui protège le lien État-enfant) et à l’expert du Kindeswohl allemand (qui livre l’argument pseudo-scientifique). Sa voix est systématiquement mise en minorité.
25.  Un parent ne peut exercer de recours effectif ni contre la mesure urgente rendue secrètement contre lui par le juge aux affaires familiales (nécessaire pour introduire la Beistandschaft du Jugendamt), ni contre la décision du Jugendamt d’accorder une Beistandschaft unilatéralement au parent qu’il désigne arbitrairement comme garant du Kindeswohl, ni contre la mesure de Verfahrenspflegschaft accordée par le juge aux affaires familiales ou dans une procédure secrète par le juge des enfants.
26.  Par la mesure de la Beistandschaft l’État allemand s’accapare arbitrairement les droits de l’enfants afin de les faire valoir contre son parent non allemand, pour obtenir la reconnaissance de paternité et le paiement d’avance de pension alimentaire par voie administrative sans lui garantir ses droits parentaux.
27.  Par la mesure de la Verfahrenspflegschaft l’État allemand s’accapare arbitrairement les droits de l’enfants afin de les faire valoir contre son parent non allemand au cours de la procédure.
28.  Par la mesure « urgente » le juge fixe une situation de fait au profit du parent allemand sur la base d’une urgence fictive fondée sur la présomption et la suspicion, déclarée sur l’honneur par le parent allemand, que le parent non allemand pourrait mettre en péril le principe du Kindeswohl (il pourrait quitter l’Allemagne).
29.  Face à la juridiction allemande le parent non allemand perd systématiquement sa liberté et/ou l’exercice effectif et libre de ses droits parentaux, les plus souvent les deux.
30.  La législation allemande qualifie de « soustraction de mineur » leur déplacement hors de la juridiction contrôlée par le Jugendamt, indépendamment des droits parentaux – notamment la garde des enfants – acquis par une situation de fait ou par décision judiciaire. La soustraction d’un enfant mineur à la communauté des Allemands constitue un enlèvement (un déplacement illicite) d’enfant.
31.  La juridiction allemande fait usage de moyen-pénaux dans des affaires de nature purement civile de divorce pour se procurer les arguments qui lui servent dans la procédure en question, à contraindre le parent étranger à exercer ses « devoir » (laisser les enfants en Allemagne, payer les avances de pensions alimentaires et les pensions alimentaires) tout en entravant l’exercice de ses droits parentaux.
32.  La juridiction allemande émet un mandat d’arrêt international contre le parent non allemand qui « soustrait » ses enfants mineurs à la communauté des Allemands.
33.  Le mandat d’arrêt international ou européen (MAE) est généralement émis en moins de 24 heures sur la base d’une ordonnance de référé unilatérale et secrète par laquelle le juge aux affaires familiales attribue - juste après le déplacement des enfants mineurs de la juridiction allemande – le soin parental exclusif (Alleinsorge) au parent allemand, alors qu’il avait toujours refusé de l’accorder au parent non allemand. Cela permet l’ouverture d’une enquête préliminaire sur la base d’une plainte pénale déposée par le parent allemand, constatant la violation des droits parentaux fraîchement acquis et déclarant une mise en péril du Kindeswohl (terme traduit généralement par « mise en péril des enfants »).
34.  En appliquant le MAE allemand dans des affaires civiles de divorce, les pays de la zone Schengen substituent leur propre droit familial par le droit familial des Allemands, donnant la primauté au principe nationaliste du Kindeswohl, protégé par une entité politique xénophobe, appliqué par une administration de justice instrumentalisée à des fins socio-économiques.
35.  En appliquant les règlements et instruments communautaires à la requête du gouvernement allemand, dans le cadre de la coopération judiciaire et policière, les partenaires européens contribuent activement à la mise en pace de la politique de la spoliation et de l’enrichissement national allemand.
36.  En appliquant sa Loi au travers de son système d’administrations de justice familiale (Jugendamt et tribunal) le gouvernement allemand s’est accaparé et s’accaparera des centaines de milliers d’enfants nés de parents étrangers ou d’origine étrangère, ainsi que des centaines de milliards d’euros au préjudice de parents et de partenaires étrangers de bonne fois.
37.  Le plus grand nombre d’enlèvements en Europe est commis par l’administration allemande et couvert par cette dernière. Les enlèvements transfrontaliers ne sont ici que la pointe de l’iceberg.
38.  La législation allemande condamne pénalement tout déplacement licite ou illicite d’enfants d’Allemagne à l’étranger, mais ne condamne pas les mêmes faits quand le déplacement a lieu de l’étranger vers l’Allemagne.
39.  Le gouvernement allemand a mis en place des mécanismes hautement complexes pour dissimuler au travers de ses procédures la finalité socio-économique de sa juridiction familiale.
40.  Les autorités allemandes exploitent la médiation pour suspendre l’exercice effectif des droits de défense du parent non allemand dans le cadre de ses procédures judiciaires internes et pour feindre une bonne volonté de circonstance le temps que le conflit qui les oppose sorte de l’attention publique et s’assurer ainsi que le gouvernement allemand ne fera l’objet d’aucune mesure de réprobation, de condamnation (morale et financière), voire d’indemnisation.
41.  Le peuple allemand n’a pas de constitution (Verfassung) et refuse de s’en donner une. Il possède une Loi fondamentale provisoire (Grundgesetz) dont la validité doit être  remise en cause depuis l’absorption de la RDA par la RFA. De ce fait l’État allemand n’est pas constitué. Ce qui signifie que les décisions rendues par l’administration de l’entité « économique Allemagne » n’ont pas de valeur juridique au plan international.
42.  Le peuple allemand a toujours refusé de ratifier un traité de paix avec ses voisins européens, notamment avec la France et la Pologne. Ce qui signifie qu’au travers des règlements et instruments communautaires surtout les magistrats de ces pays se trouvent aujourd’hui dans l’obligation stricte d’appliquer le Droit de leurs ennemis (qui leur mènent une guerre économique et démographique sous la couverture de l’amitié et de la coopération) au sein de leur propre juridiction, contre leurs propres concitoyens.
43.  Par décision du Bundesverfassungsgericht (Cour Constitutionnelle de la Fédération sans Constitution), les décisions de la CEDH ne sont pour l’Allemagne que des « conseils juridiques » que l’Allemagne n’est pas tenue à suivre, ce qui signifie que le citoyen européen ne peut pas faire valoir et exercer de manière effective de recours contre la violation délibérée et préméditée de ses droits  et de ses libertés fondamentales de parent et d’enfant contre le gouvernement allemand.
44.  Le gouvernement allemand et ses élites ont déclaré la spoliation, l’assimilation contrainte (germanisation) et l’utilisation d’enfants à des fins politiques, économiques et idéologiques, actes de « droit ». Ces actes du « droit des Allemands » sont des crimes couverts de la légalité allemande. Ces crimes sont d’autant plus odieux parce qu’il sont commis par une juridiction européenne au sein d’un système judiciaire agencé pour les dissimuler avec préméditation. Il y a lieu ici de parler de crime contre l’humanité de droit allemand.
45.  Un recours contre ces crimes organisés et appliqués par l’administration allemande, couverts et dissimulés par le Droit des Allemands, exportés dans toute l’Europe par les mécanismes et les instruments communautaires, est inopérant par les moyens légaux.


Face aux pratiques criminelles du « droit » familial des Allemands, les gouvernements des pays concernés sont invités à prendre toutes les mesures nécessaires pour protéger les droits fondamentaux de leurs ressortissants – mineurs et majeurs – face au système de prédation « deutsch-légal » mis en place en toute honnêteté allemande par le gouvernement de la République Fédérale d’Allemagne.

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THE GERMAN FAMILY LAW IN A 45-POINT LIST

1.    In Germany birth rate has been  constantly decreasing since the end of WWII
2.   For this reason Germany  committed to its family legal system the removal of children of others, providing  the same "legal" conscientious care used when organizing the industry of death in the last century.
3.    Today the child of a foreigner can never leave the German jurisdiction.
4.  Germans consider every child living in their country as property of the "community of the   Germans.    
5.    The child is used as an extortion device to bind the non German parent and keep   his assets and workforce  (property, goods in general, legacies,...)  in Germany.
6.   The aim of the German family justice is to enhance the Kindeswohl, that is the "welfare of the    German community through the child".
7.   This policy for the Kindeswohl, for the increase in population and for the national enrichment        is a  political will of the German government.
8.  Anyone who is involved in the German legal system must put into practice collectively   (lawyers included)  this policy of Kindeswohl.
9.    This policy is decided and coordinated by a local political authority, which  avoids, not without reason, the control of parliament and government: Jugendamt.
10.  The Jugendamt acts as a State parent, political judge and plenipotentiary third party in the case.    As a matter of fact it has the parental authority over children.
11.  The Jugendamt must take any useful measure, even in advance, in order to maintain the relationship State-child, generally to the detriment of the non German parent.
12.  The  Jugendamt causes, maintains and worsen deliberately the parental conflict, when the    Kindeswohl of the Germans, which is not the "moral or physical well-being of the child",   is considered under the menace of one of the parents. 
13.  The Jugendamt always nominates as guarantor of Kindeswohl the German parent or the parent who undoubtedly will remain in Germany, the parent who will be bound in a situation of financial dependency, so to control children through this parent. The non German parent  or the couple of foreign parents (united) are always considered a "menace for  the Kindeswohl” (Kindeswohlgefährdung).
14.  The Jugendamt creates arbitrarily an actual situation on the ground of a secret and unilateral ordinance, issued by the family judge (act of Beistandschaft) and gives to the judge the necessary reasons to legalize it, so that he carries out the cross examination in a following hearing, after the first hearing held on a formal basis, called unilateral ordinance.  
15.  The Jugendamt provides the family judge with the political decision, which has to be legalized   through the various hearings and must be put into effect respecting the principle of   Kindeswohl, the best interest of the Germans.
16. The Jugendamt  endows with "parental care"  (elterliche Sorge) the parent who is considered - according to a special list of principles - trustworthy enough  on this political point of view, not to endanger Kindeswohl,  at present or in the future.
17.  "Parental care" is divided  into three "parental care subdivisions":
       the "right to choose the residence" of the children, the "right to decide in matters of health", the "right to decide in matters of education".  The definition of custody does not exist in German legislation.
18.  The  Jugendamt can withdraw in any moment one of the above parental care rights from the parent who does not cooperate, on the grounds of a "mandatory volunteering".
19.  The Jugendamt organize highly supervised visit rights of the non German parent, on an occasional and random basis, in order to  justify, in front of the international community, the request for maintenance.
20.  Within the German jurisdiction the non German parent in not opposed to his former German  partner, but is opposed to the German State.    
21.  The German State uses the German parent as a nominee in order to issue the  legal proceedings,  which aim at enhancing the  Kindeswohl.
22.  Legal proceedings have the purpose of building the necessary arguments. On the grounds of these arguments enforcing  parental rights will be difficult at the beginning and impossible at the end, for the non German parent who will in any case keep his duties.
23. This is the reason why German jurisdiction divides divorce proceedings into several separate proceedings (Scheidungsverfahren, Rentenanspruchausgleichverfahren, Zugewinnausgleich, Sorgerechtsverfahren, Umgangsverfahren, etc... ), which will increase in number thanks to proceedings regarding temporary measures   (Nebenverfahren) different  from court decisions (Hauptverfahren).
24. In the course of judicial proceedings the non German parent is against Jugendamt (which protects the link between State and child) and also against  the forensic expert of the  German  Kindeswohl (who gives his specialized opinion). The parent is always and  by all means in a minority.
25. The parent is not able to enforce his right of appeal against the urgent procedure decided secretly by the family judge (necessary to introduce the  Beistandschaft of Jugendamt), nor against the unilateral decision of Jugendamt to grant the Beistandschaft to the parent appointed as  guarantee of Kindeswohl, nor against the decision of Verfahrenspflegschaft of the family judge or  of the juvenile judge, in a secret proceedings.
26.  Thanks to the Beistandschaft procedure, the German State holds arbitrarily the rights of the child in order to use them against his non German parent, so to obtain the recognition of paternity and the payment in advance of maintenance through an administrative decision, without any  acknowledgment of his parental rights.
27. By means of the  Verfahrenspflegschaft procedure the German State holds arbitrarily the rights of the child in order to use them against his non German parent, during the proceedings.
29. In front of the German jurisdiction the non German parent loses regularly his freedom and/or the effective implementation of his parental rights, usually both cases happen.
30.  German legislation calls "removal of a child" the simple transfer out of the jurisdiction  controlled by  Jugendamt, without taking into consideration parental rights - custody - acquired by legal decision or de facto. The act of moving a child from the German community is considered kidnapping.
31.  The German jurisdiction uses penal procedures in merely civil actions of divorce in order to acquire the necessary reasons needed to implement the said proceedings and to force the foreign parent to put into practice  certain "rights" (that is leave the children in Germany, pay in advance   maintenance and maintenance itself) and prevent the enforcement of his parental rights.
32.  The German jurisdiction issues European arrest warrants against non German parents who  "remove" (as explained above) their children from the community of the Germans.
33.  The European arrest warrant (EAW) is usually issued within 24 hours, on the ground of  a  temporary unilateral and secret ordinance. Thanks to it the family judge grants  the German  parent - immediately after the exit of the child out of the German jurisdiction - with   exclusive  custody rights (Alleinsorge), which he always refused to grant to the non German parent. This allows the opening of a preliminary enquiry based upon a penal complaint, made by the  German parent, which declares the violation of the  parental rights just acquired and declares that Kindeswohl is in danger (this is usually translated with "danger for the children").
34.  Using  a German  EAW in civil actions of divorce, Schengen area countries substitute their family law with the German one and allow the supremacy of the Kindeswohl nationalistic principle, which is protected by a political xenophobic authority and  enforced by a judicial administration with socio-economic purposes. 
35.  Enforcing European Community regulations and instruments upon request of the German government in the area of police and judicial cooperation, partner countries actively contribute to implement a policy of dispossession and of  German national enrichment.
36.  The German government, enforcing its law through this system of family justice administration (Jugendamt and court),  has taken possession, and is going to do it in the future, of hundreds of thousands of children born from foreign parents or with foreign origins, as well as of hundreds of millions of euros, to the detriment of parents and partners, who act in good faith.
37.  The largest number of removals and kidnapping  in Europe has been carried out by the German administration and it is concealed by the same administration. Wrongful removals  from a country to another are but the top of the iceberg.
38.  The German legislation punishes in criminal proceedings any removal of children, lawful or wrongful, from Germany to a foreign country, but it does not prosecute the same removals  in case they are carried out from abroad towards Germany.
39.  The  German government has created a very  elaborate procedure in order to conceal, through its proceedings, the socio-economic aim of its family jurisdiction.
40. German authorities use mediation to suspend the effective exercise of the rights of defense  of the non German parent within the scope of internal judicial proceedings also to save the apparent good will for the necessary time, until the conflict is no longer under public attention. This way they  ensure that the German government is not the target of critics, condemnation (morally and financially) and damages.
41.  The German people has no constitution (Verfassung) and does not intend to have it. It has a  basic law (Grundgesetz), whose validity must be reconsidered following the reunification of East and West Germany. As a matter of fact  Germany has never been constituted a State as it is at present. This means that any decision taken by the administration of the  "economic entity" Germany has no judicial value, on an international a basis.
42.  The German people always refused to ratify a peace treaty with his neighbor European countries, in particular with France  and Poland. This means that through community regulations and instruments, magistrates more than others are compelled to enforce the rights of their enemies (who have undertaken an economic and demographic war, concealed by friendship and    cooperation) within the scope of their jurisdiction and against their citizens.
43.  Several rulings of the Bundesverfassungsgericht (Constitutional Court of the Federation with no Constitution) declare that rulings of ECHR (European Court of Human Rights)   for Germany are simply "legal advices",  which are not legally binding; this means that European citizens cannot make any appeal against the German government and the deliberate and willful violation of their rights and fundamental freedoms as parents and children.
44.  The German government and its privileged associates declared as "facts of law" spoliation,   forced assimilation (germanisation) and the use of children for political, economic and ideological purposes. These "facts of law of the Germans" are crimes hidden under the guise of German   legal principles. They are even much more hateful as they are carried out by an European jurisdiction, within a system created to disguise them. Therefore we can speak of  crimes against humanity through German law.  
45.  An appeal against these organized crimes, carried out by the German administration, hidden and concealed by the law of the Germans and exported to the whole Europe through community instruments, is inoperative through legal means

In the light of  these criminal procedures of the German  family "law" , governments of the countries involved are invited to implement all necessary  measures to protect the fundamental rights of their own citizens - adults and children - from  the "deutsch-legal" despoiling system, carried out in a German style honest manner by the government of the Federal Republic of Germany.