venerdì 7 marzo 2014

Elezioni europee maggio 2014



Forse non tutti sanno che all’interno dell’Unione europea esiste un Intergroup on LGBT Rights working for the rights of lesbian, gay, bisexual and trans people (http://www.lgbt-ep.eu/work/). Benissimo. L’Europa è uno “spazio di libertà e sicurezza”, la “nuova” culla della civiltà, del diritto e dell’uguaglianza. Così almeno ci hanno fatto credere, così come ci hanno fatto credere che il bilinguismo e il biculturalismo fossero una ricchezza, un plus, così come ci hanno fatto credere – e ci abbiamo creduto- che la Germania, risorta dalle sue ceneri, avesse smesso di pensarsi come nazione dominante, che la Carta dell’Unione europea comunque glielo avrebbe impedito, che i Regolamenti europei avrebbero armonizzato le diverse legislature, che l’Unione europea fosse l’unione dei popoli.

Se l’Europa fosse quella che avrebbe dovuto essere, avrebbe dovuto e potuto agire coerentemente contro ogni forma di discriminazione.

Invece nell’Europa che di fatto abbiamo oggi, scopriamo che i posti decisionali sono occupati da tedeschi. Che il capo gabinetto del Commissario alla Giustizia e ai Diritti fondamentali è un avvocato tedesco, che il paese con il maggior numero di parlamentari è la Germania, che mentre le lingue ufficiali dell’Unione sono l’inglese e il francese, le candidature ai bandi e agli impieghi posso essere inoltrate anche in tedesco (non anche in italiano o spagnolo, in tedesco!) Giusto, pensano in molti, si tratta del paese più popolato ed economicamente più forte.

Andiamo avanti ad indagare. Scopriamo che la popolazione tedesca è inferiore di un milione e mezzo di persone rispetto a quanto dichiarato, che la disoccupazione di quel paese pare essere bassa, solo perché dopo alcuni anni da disoccupato si viene cancellati dalle statistiche, che moltissimi lavoratori sono assunti con la formula dei mini-job, quindi percepiscono solo € 400,- al mese (ma nelle statistiche passano ovviamente alla voce “occupati”), che la disoccupazione giovanile è effettivamente ridotta, semplicemente perché non ci sono giovani che si immettono sul mercato del lavoro (In Francia, 850.000 giovani si immettono annualmente sul mercato del lavoro; in Germania, dove la popolazione registra 15 milioni di abitanti in più, soltanto 285.000, vedasi https://www.youtube.com/watch?v=BjwpRcXz-zo ), che i beni primari (penso ad esempio a latte e carne) costano molto meno in Germania semplicemente perché le loro quote di produzione sono tre volte superiori a quelle dell’Italia (è noto, se l’offerta è maggiore, il prodotto costa meno).

In sintesi, abbiamo “scoperto” e continuato a scoprire (cioè a raccogliere prove) realtà inequivocabili, ma note solo a chi padroneggia la lingua e conosce profondamente la cultura e la mentalità dei Tedeschi, grandi specialisti della dissimulazione. Nello stesso modo con cui dissimulano la loro realtà sociale, costruendo statistiche che rendono la Germania il paese più forte della zona euro, dissimulano anche gli strumenti usati all’interno della giurisdizione tedesca per colmare il vuoto demografico che altrimenti vedrebbe implodere questo paese: l’appropriazione dei bambini altrui e soprattutto dei bambini binazionali ricoprendo queste azioni ignobili con il lodevole sforzo della massima tutela del bambino. Insomma tutto “deutsch-legal”.

Centinaia e centinaia di Petizioni al Parlamento e decine e decine di interrogazioni alla Commissione europea[1] hanno avuto come unica risposta “lo Jugendamt applica il diritto di famiglia tedesco e non il diritto dell'UE” e anche “La Commissione non può esprimersi in merito alla compatibilità con i diritti fondamentali delle leggi degli Stati membri”. Tutti sanno, ma nessuno può, o vuole cambiare la situazione. 

In altre parole, i bambini binazionali, o stranieri, nella giurisdizione tedesca non hanno diritti se non quello di essere germanizzati. Ricordiamoci che gli Italiani residenti in Germania (quasi tutti con figli) hanno raggiunto le 700.000 unità.

Per lesbiche, gay, transessuali e bisessuali si è pronti a cambiare le leggi e a farle cambiare ai diversi Stati dell’Unione, si formano gruppi transnazionali e si investono milioni di euro, ma per i bambini ostaggio della giurisdizione tedesca non solo non si vuole far nulla, ma addirittura si criminalizzano i genitori che hanno rivelato il perverso meccanismo che permette tutto questo.

Presto voteremo i nostri rappresentanti in Europa. I genitori, nonni, familiari e amici di questi BAMBINI OSTAGGIO DEI TEDESCHI voteranno solo quei candidati che scriveranno a chiare lettere nel loro programma elettorale di impegnarsi:

1.
nell’abolizione dello Jugendamt tedesco (amministrazione tedesca della gioventù, genitore di Stato),

2.
nella modifica o cancellazione dei regolamenti europei che ci discriminano e

3.
nella lotta al dominio tedesco sull’Europa.


CHIEDIAMO A TUTTI COLORO CHE HANNO A CUORE I BAMBINI, CIOE’ IL FUTURO DEL NOSTRO PAESE E DELL’INTERA EUROPA DI VOTARE SOLO I CANDIDATI CHE, INDIPENDENTEMENTE DALL’ORIENTAMENTO POLITICO, SI IMPEGNANO ESPLICITAMENTE AL RAGGIUNGIMENTO DI QUESTI OBBIETTIVI.

CHIEDIAMO AI CANDIDATI DI ESPRIMERSI IN MODO ESPLICITO IN RELAZIONE A QUESTO TEMA!


Dott.ssa Marinella Colombo
e per le Associazioni:





[1] Qui solo alcuni estratti: 16 aprile 2010: lo Jugendamt applica il diritto di famiglia tedesco e non il diritto dell'UE.
20 maggio 2010: La Commissione non può esprimersi in merito alla compatibilità con i diritti fondamentali delle leggi degli Stati membri o in merito a questioni che non rientrano nella competenza dell'UE. La legislazione antidiscriminazione dell'UE non copre il caso descritto (Jugendamt) dall'onorevole parlamentare.
29 febbraio 2012: la Commissione non può formulare osservazioni sul rispetto dei diritti fondamentali da parte delle autorità tedesche.
7 maggio 2012: La Commissione ha trattato 40 petizioni in relazione a questo tema formulate dal Parlamento europeo e 49 interrogazioni dallo stesso presentate su temi connessi allo Jugendamt. La Commissione non possiede dati statistici per quanto riguarda le altre istituzioni.
4 giugno 2010: L'Unione europea e le sue istituzioni non dispongono delle competenze necessarie per istituire un Ente centrale europeo per il diritto di famiglia. L'Unione europea non dispone, ovviamente, di competenze di controllo in tal senso
18 gennaio 2013: La Commission européenne n'a pas de compétences générales pour intervenir auprès des États membres.
29 marzo 2010: The Commission recalls that under the Treaty on European Union and the Treaty on the Functioning of the European Union, the Commission has no general powers to intervene in individual cases.  Matters related to the exercise of parental responsibility, also in cases having cross-border implications, fall under the responsibility of the judiciary in the Member States.

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