lunedì 23 giugno 2014

Documento di Lavoro del Parlamento Europeo sulle misure discriminatorie e arbitrarie adottate dallo Jugendamt




Prima che questo documento venga definitivamente rimosso da tutta la rete, così come richiesto dalle autorità tedesche, lo diffondiamo nuovamente qui.



1.  INTRODUZIONE


La Commissione per le Petizioni del Parlamento europeo ha ricevuto numerosissime petizioni e lettere di sostegno in merito a misure discriminatorie e arbitrarie che avrebbero compiuto le autorità preposte alla tutela dei giovani in alcuni Stati membri, in particolare dallo Jugendamt in Germania, di cui il presente documento si occupa in via principale [1].

Tali petizioni sono particolarmente difficili da valutare a causa dell’estrema delicatezza di ciascun singolo caso. Anche quando sono presentate denunce molto circostanziate, non è possibile per la Commissione per le Petizioni trarre conclusioni assolute a causa della mancanza di informazioni provenienti da altre parti. Pertanto, è della massima importanza che tutti i firmatari comprendano che la Commissione per le Petizioni non può sostituirsi ai giudici competenti o agli organi di controllo giurisdizionale. Né è possibile per la commissione valutare chiaramente la portata del problema sollevato dai firmatari, motivo per cui non può parlarsi di disfunzione sistematica. D’altro canto, va riconosciuto che l’operato dello Jugendamt sembra comunque essere una questione di reale preoccupazione per molti cittadini europei e deve quindi essere affrontata con urgenza dalle autorità responsabili a livello nazionale, regionale e locale in Germania, tra cui le commissioni competenti del Bundestag.

La Commissione per le Petizioni, conformemente al proprio regolamento, si occupa di questioni che rientrano nel campo di attività dell’Unione europea. Di conseguenza, la sua competenza riguarda le disposizioni del trattato relative ai diritti fondamentali dei cittadini comunitari e a questioni che comportano una possibile discriminazione sulla base della nazionalità, dell’origine o della lingua, e all’interpretazione nell’attuazione degli atti legislativi dell’UE da parte delle autorità nazionali, tenendo sempre presente che, per tali questioni, la Corte di giustizia europea è l’unico organo competente a formulare un giudizio vincolante sull’interpretazione del diritto comunitario.

La Commissione per le Petizioni deve essere consapevole del fatto che, se i firmatari hanno scritto così numerosi alla commissione, è in parte perché non hanno ricevuto spiegazioni soddisfacenti dalle autorità tedesche competenti. Finora, solo in un caso trattato dalla commissione un firmatario ha ricevuto scuse formali dalle competenti autorità tedesche che si sono scusate per gli atti di discriminazione compiuti nei confronti del minore.

Diverse categorie di petizioni.

Gli autori delle petizioni hanno contattato la commissione sia individualmente sia quali firmatari nell’ambito di campagne più organizzate che contestano, spesso con veemenza, il regime dello Jugendamt.

Un vasto gruppo di firmatari formula denunce chiare e specifiche di discriminazione da parte delle autorità tedesche nei confronti del genitore di nazionalità non tedesca durante gli incontri con i figli, svolti alla presenza di funzionari di sorveglianza, dopo la separazione da un matrimonio misto. I firmatari dichiarano che il problema della discriminazione è insito nelle procedure usate regolarmente dallo Jugendamt, che rendono difficile o addirittura impossibile il contatto con i figli solo alla presenza di supervisori denunciano con forza il fatto che, durante tali incontri, i funzionari dello Jugendamt controllano sistematicamente se il genitore parla al figlio in tedesco. Nel caso in cui il genitore o il figlio parli in una lingua non comprensibile al supervisore, la conversazione viene interrotta e il genitore è invitato ad allontanarsi. Alla luce delle petizioni ricevute, le discriminazioni più comuni sarebbero perpetrate contro i genitori che parlano polacco, sebbene molti esempi riguardino anche il francese o altre lingue. 

Un secondo gruppo di petizioni denuncia casi in cui il figlio viene separato dal genitore sulla base di una decisione dello Jugendamt che asserisce che il genitore sarebbe fisicamente o mentalmente inidoneo ad assumersi le responsabilità dell’educazione del figlio. Ovviamente, una commissione parlamentare non può verificare tali asserzioni, né la giustificazione psicologia o psico-sociale che può avere portato a tale categorizzazione. Può solo osservare che, nei casi in cui tali motivi sono stati contestati dai firmatari, essi a quanto pare non sono stati in grado di risolvere la questione attraverso le normali procedure vigenti in Germania.

Il terzo gruppo di petizioni, il più ampio, riguarda varie azioni intraprese dallo Jugendamt rispetto alle quali i firmatari ritengono che lo Jugendamt violi costantemente la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e i principi dell’UE che proclamano il rispetto dei diritti fondamentali e dei diritti del fanciullo, e quindi chiedono al Parlamento europeo di intervenire e di garantire che lo Jugendamt venga abolito.

La Commissione per le Petizioni ha discusso queste petizioni in diverse occasioni con la partecipazione dei firmatari, della Commissione e delle autorità tedesche. Il 22 marzo 2007 una delegazione della commissione per le petizioni, accompagnata da alcuni firmatari, ha incontrato i rappresentanti delle autorità tedesche a Berlino, fra cui Reinhard Wiesner del ministero federale della Famiglia, degli anziani, delle donne e dei giovani, e Andreas Hilliger del ministero dell’Istruzione, della gioventù e degli sport del Land Brandenburgo, il quale ha ammesso che non è possibile escludere talune mancanze in alcuni casi individuali complessi, riferendo che i governi dei Laender stanno affrontando la situazione attraverso una migliore preparazione dei funzionari.

Alla riunione della commissione per le petizioni del 7 giugno 2007 le autorità tedesche hanno spiegato ulteriormente la loro posizione sulla questione alla presenza dei firmatari. Gilla Schindler, del ministero federale della Famiglia, degli anziani, delle donne e dei giovani, ha sottolineato l’integrità del sistema del diritto di famiglia tedesco per quanto riguarda i diritti dei bambini e dei genitori, senza discriminazione basata sulla nazionalità, pur riconoscendo che, in alcuni casi specifici riferiti dai firmatari, i funzionari dello Jugendamt erano venuti meno ai necessari requisiti di professionalità.

Nell'ambito della stessa riunione, il rappresentante della Commissione europea ha indicato che si trattava di una questione complessa di diritto nazionale, che tuttavia aveva possibili risvolti europei e ha convenuto che alcune pratiche dei funzionari dello pratiche dei funzionari dello Jugendamt, così come descritte dai firmatari, potrebbero veramente essere considerate discriminatorie.



                   2.         QUADRO GIURIDICO


I diritti del fanciullo costituiscono parte integrante del diritto comunitario, come stabilito dall’articolo 24 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Inoltre uno dei numerosi obiettivi del nuovo regolamento Bruxelles II, entrato in vigore il 1° marzo 2005, è garantire il pieno rispetto del diritto del fanciullo a mantenere contatti con entrambi i genitori anche dopo il divorzio ed anche quando questi ultimi vivano in Stati membri diversi.

In cooperazione con il responsabile dell'Unità tematica (Direzione C – Diritti dei cittadini e affari costituzionali), è stato redatto un documento informativo interno sulle disposizioni giuridiche relative all’esercizio della responsabilità genitoriale in Germania per rispondere a questa situazione e chiarire l’esatto fondamento giuridico a livello europeo e nazionale[2].

                   3.        DISCRIMINAZIONE SULLA BASE DELLA CITTADINANZA


Molti firmatari[3] affermano che il problema della discriminazione sulla base della nazionalità deriva dalla procedura adottata dallo Jugendamt tedesco che discrimina il coniuge non tedesco a seguito della separazione nell'ambito di matrimoni misti, rendendo impossibile per quel coniuge avere contatti con il proprio figlio nei casi in cui sono stati concessi solo incontri con il figlio alla presenza di un supervisore. Durante gli incontri il supervisore controlla se il genitore parla al figlio in tedesco e nel caso in cui il figlio o il genitore parli una lingua che egli non comprende, interrompe brutalmente la conversazione.

I funzionari inoltre minacciano i genitori non tedeschi che la mancata osservanza dei loro ordini comporta il divieto del contatto tra genitore e figlio, e in alcuni casi queste minacce sono state concretizzate. I firmatari dichiarano che, nel rendere nota la sua decisione, lo Jugendamt sostiene che “dal punto di vista della pedagogia professionale, non è nell'interesse del bambino partecipare a incontri con un funzionario accompagnatore in una lingua straniera. È vantaggioso per il bambino sviluppare il tedesco come propria lingua poiché il bambino sta crescendo in questo paese, dove frequenta la scuola”.

I firmatari hanno sottolineato (e questo è provato scientificamente) che la lingua svolge un ruolo fondamentale, nei rapporti tra genitore e figlio che hanno comunicato nella lingua madre sin dalla nascita. Grazie alla lingua, si sviluppa un legame emotivo fra il bambino e il genitore non tedesco e attraverso questa lingua il legame si intensifica progressivamente. Il legame fra il bambino e i genitori è il principale criterio da utilizzare per stabilire “l'interesse superiore del minore”. Il desiderio di parlare al proprio figlio nella lingua madre, anche durante visite alla presenza di supervisori, equivale quindi al desiderio di mantenere un legame emotivo con il bambino.

I firmatari sottolineano che questo divieto di usare una lingua diversa dal tedesco scatena conseguenze di vasta portata, mentre è definito “innocuo” dallo Jugendamt. Esso comporta una perdita del legame fra il genitore non tedesco e il bambino e può sfociare in un divieto giudiziario agli incontri, qualora il genitore si dovesse dimostrare “disobbediente”.

I firmatari dichiarano che sono state respinte anche le richieste di alcuni genitori di organizzare incontri presso organizzazioni di servizio per le famiglie bilingui, al pari della possibilità che un professionista che conosce la lingua straniera possa essere presente all’incontro fra il genitore e il figlio. Lo Jugendamt si giustifica elencando numerose ragioni e circostanze, che vanno dalle accuse ai genitori di non avvalersi della loro corretta conoscenza del tedesco durante l’incontro con il figlio, fino alla mancanza di potenziale tecnico che consentirebbe di fare svolgere l’incontro con il bambino nella lingua in questione.

I firmatari hanno anche evidenziato che, in casi estremi, la caparbietà da parte di un genitore porta alla perdita per quel genitore non tedesco dei diritti genitoriali. Questo tipo di procedura “inumana” colpisce la sostanza dei diritti dei genitori e dei figli. I firmatari affermano che l’ostinazione con la quale lo Jugendamt obbliga a educare i figli in lingua tedesca è così implacabile che tale autorità non esita a violare i principi di non discriminazione sulla base dell’origine e della lingua. Sono quindi le decisioni dello Jugendamt, non quelle dei genitori, che vanno contro l’interesse superiore del bambino.

Altri firmatari[4] lamentano, in modo molto diverso, il fatto che a famiglie straniere che risiedono temporaneamente in Germania non è consentito ricorrere all’insegnamento privato presso il proprio domicilio o all’istruzione a distanza, che considerano una discriminazione sulla base della nazionalità. Cresce l'esigenza di avere un numero maggiore di ricercatori con una migliore preparazione nello Spazio europeo della ricerca; I ricercatori e altri professionisti altamente qualificati che necessitano di frequenti spostamenti per il loro lavoro desiderano naturalmente portare con sé le proprie famiglie. I loro figli hanno esigenze educative che non sono soddisfatte dal sistema scolastico tedesco e cercano quindi alternative, il che è considerato illegale e porta a minacce, da parte dello Jugendamt, di allontanamento dei figli dalle loro famiglie.



4.         PRESUNTA INIDONEITÀ FISICA O MENTALE DEL GENITORE A EDUCARE UN FIGLIO


Alcuni firmatari dichiarano che lo Jugendamt, senza avvertimento preventivo, aveva sottratto i loro figli sostenendo che i genitori erano fisicamente o mentalmente inidonei ad assumersi la responsabilità della loro educazione. Anziché valutare i fatti, le autorità spesso basano le loro decisioni su pareri soggettivi e su pregiudizi. Questa pratica è particolarmente evidente nei casi in cui la diagnosi o la terapia sono controverse fra gli esperti, come la malattia di Lyme (borreliosi), la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) o la sindrome di Münchausen per procura (MSbP), oggetto di vive discussioni scientifiche (malattia immaginata o indotta). Al simposio internazionale sullo Jugendamt e la Convenzione europea sui diritti umani” tenutosi a Bamberga il 20 21 ottobre 2007[5] sono stati discussi alcuni di questi casi, oggetto anche di petizioni3.

Uno dei casi era stato deferito alla Corte europea dei diritti dell'uomo[6]. La Corte ha giudicato all’unanimità che vi era stata violazione dell’articolo 8 (diritto al rispetto della vita familiare) della Convenzione europea sui diritti dell’Uomo e, ai sensi dell’articolo 41 della Convenzione (equa soddisfazione), ha concesso ai richiedenti la compensazione per i danni subiti, i costi e le spese. La Corte ha ordinato alle autorità tedesche di restituire immediatamente i figli alla famiglia, ma finora solo due dei sette bambini sono ritornati a casa. A una bambina era stato detto dallo Jugendamt che i suoi genitori erano morti e un’altra bambina, in seguito, si era suicidata[7].

Un altro esempio è rappresentato da una famiglia cui erano stati sottratti due dei figli dallo Jugendamt e dati in affidamento. La madre era stata accusata di avere la sindrome MSbP, sebbene le malattie dei suoi due figli (celiachia ed epilessia) fossero reali e dimostrate dai medici.
Dopo due anni di dure lotte i figli hanno potuto tornare dai genitori, ma uno di loro era stato vittima di abusi sessuali durante il periodo di affidamento.

Nei suoi commenti al caso sollevato nella petizione 151/2007 durante il simposio internazionale di Bamberga, l'antropologa e medico australiana Helen Hayward-Brown ha dichiarato che era uno dei casi più gravi di accuse infondate di sindrome di Münchausen per procura che avesse incontrato nei suoi dieci anni di attività scientifica.


5.         LA CONVENZIONE EUROPEA PER LA SALVAGUARDIA DEI DIRITTI DELL’UOMO E I PRINCIPI DELL’UE SUI DIRITTI FONDAMENTALI


La maggior parte dei firmatari sostiene che lo Jugendamt tedesco e le autorità sociali abusano della loro autorità statale in modo incompatibile con il rispetto dei diritti dei cittadini e dei diritti umani, non solo quando si tratta di genitori non tedeschi di bambini con doppia nazionalità e di bambini bi-nazionali che vivono in Germania, ma anche di genitori che risiedono al di fuori della Germania in relazione a conflitti transfrontalieri sulla custodia e i diritti di visita. Le denunce riguardano anche i rifiuti delle autorità tedesche di riconoscere lo status della paternità straniera[8].

Numerosi firmatari[9] sostengono che lo Jugendamt dispone di poteri eccessivi, che ufficialmente ha il compito di proteggere i giovani, ma in realtà mette sotto il controllo dello Stato i figli di madri sole, perché siano educati secondo l’ordinamento amministrativo tedesco. Dichiarano che lo Jugendamt è un’amministrazione che non trova corrispettivi negli altri Stati democratici, e che agisce come un ufficio di sorveglianza e di protezione dei valori tedeschi.

Altri firmatari sostengono che i dipendenti dello Jugendamt hanno la posizione di “terzo genitore”. Sono implicati in tutte le procedure giudiziarie in materia di diritto di famiglia e possiedono poteri maggiori di quelli dei genitori biologici. Quei funzionari sono incaricati di proporre misure protettive al giudice. Si considerano difensori del benessere tedesco del bambino, dove il benessere del bambino deve essere interpretato in termini di nazione tedesca e la protezione in termini di sicurezza (per proteggere i valori tedeschi). I firmatari fanno presente che resistere ai funzionari di quell’istituzione tedesca è impossibile e può essere anche pericoloso. Asseriscono inoltre che gli stessi minacciano i genitori in modo subliminale e permanente di revocare i diritti di visita o la responsabilità genitoriale, e hanno il potere di concretizzare quelle minacce, con o senza decisione dell’autorità giudiziaria.

Numerosi firmatari sottolineano che in caso di coppie bi-nazionali, lo Jugendamt persegue missioni ben specifiche:  

      Si deve compiere ogni sforzo per impedire che i bambini lascino il territorio       tedesco.
      Al genitore che è cittadino tedesco si deve affidare immediatamente la custodia       esclusiva dei figli e, nel medio termine, la tutela genitoriale.
      Ai bambini deve essere impedito qualsiasi contatto con la seconda cultura e lingua.
I contatti con il genitore non tedesco devono essere interrotti attraverso misure umilianti. L’epurazione nazionale deve essere perseguita attraverso numerose procedure giudiziarie. Se il genitore straniero rifiuta di accettare le norme tedesche, sono attuate misure per minacciare e criminalizzare quel genitore.
      Si deve garantire che il mantenimento/gli alimenti siano pagati in Germania. Gli importi non versati sono controllati ogni anno e imposti al genitore straniero anche quando il genitore non tedesco non ha più pretese giuridiche sui bambini perché questi sono diventati adulti.
      L’accesso dei genitori stranieri a tutti i documenti e ai dati che lo Jugendamt raccoglie in segreto contro di loro deve essere negato conformemente alla legge tedesca sulla protezione dei dati personali.

I firmatari affermano che lo Jugendamt è un’istituzione politica i cui poteri senza controllo e arbitrari, il cui stretto collegamento e la collisione con l’autorità giudiziaria sono inconciliabili con le norme fondamentali della giustizia universale e i principi dei diritti umani. Le sue procedure, basate sull’arbitrio e sul nazionalismo, sono incompatibili con lo spirito dell’Unione Europea e con la regola secondo cui “In tutti gli atti relativi ai minori, siano essi compiuti da autorità pubbliche o da istituzioni private, l'interesse superiore del minore deve essere considerato preminente”.

6.         LE QUESTIONI DEL DIRITTO DI FAMIGLIA SONO UN PROBLEMA EUROPEO


Due genitori i cui figli sono scomparsi a causa di rapimento da parte dell’altro genitore, insieme a numerosi genitori e rappresentanti di associazioni internazionali, hanno iniziato il 25 aprile 2008 una marcia, sotto lo slogan di “Accesso negato”, dalla sede del Parlamento europeo di Bruxelles a quella di Strasburgo, dove sono arrivati il 21 maggio. A Strasburgo hanno incontrato i rappresentanti del Parlamento europeo e hanno consegnato 11 206 firme all'on. Marcin Libicki, presidente della commissione per le petizioni, a sostegno della “Petizione accesso negato”[10], con cui i firmatari protestano contro le lacune nell’applicazione del diritto di famiglia, non solo in Germania, ma anche in altri Stati membri dell’UE, fra cui Belgio, Francia e Paesi Bassi. Erano presenti anche firmatari svizzeri.


CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI


Il presente documento richiama l’attenzione su un importante problema che richiede in primo luogo una risposta da parte delle autorità nazionali. Sono gli Stati membri a essere responsabili, in definitiva, delle questioni relative al benessere dei minori e a esercitare la loro competenza attraverso il sistema politico e i canali giuridici che sono a disposizione di tutti i cittadini. Anche l’Unione europea ha le proprie responsabilità, che sono chiaramente definite nei trattati, e che stabiliscono i principi fondamentali sul rispetto dell’integrità della persona, comprese ovviamente quella delle persone più vulnerabili. Agli Stati membri incombe il chiaro obbligo di garantire che i cittadini europei possano condurre la propria esistenza esente da discriminazioni, soprattutto da quelle provenienti dalle amministrazioni pubbliche nazionali, regionali o locali.
Ciò impone una migliore vigilanza, anche da parte dei rappresentanti eletti a tutti i livelli, e l'introduzione di salvaguardie più rigorose di quelle attualmente a disposizione in materia di tutela dei minori e di potenziale abuso dei diritti dei bambini o dei diritti e delle responsabilità dei genitori.
Inoltre, questa non è una raccomandazione rivolta a un solo Stato membro, ma a tutti.

Non vi è alcun dubbio che ciascuna petizione ricevuta contro lo Jugendamt tedesco costituisca un appello personale di un genitore leso alla giustizia e, nello stesso tempo, un’espressione di profonda angoscia.
È anche vero che la commissione per le petizioni ha ricevuto tali appelli da genitori ai quali sono stati negati, in particolare dallo Jugendamt, quelli che essi considerano loro diritti, fra cui un trattamento leale ed equo da parte dei funzionari.
La commissione per le petizioni non ha ricevuto alcuna lettera di persone che abbiano invalidato dette affermazioni. La commissione per le petizioni non ha visitato gli uffici dello Jugendamt per verificare i fatti sul posto. Questo rientra nelle responsabilità delle autorità tedesche.

Viste le circostanze, sarebbe fuori luogo criticare o condannare un sistema di amministrazione di uno Stato membro. Risulterebbe tuttavia del tutto inopportuno non riconoscere il fatto che, a quanto pare, si sono verificati numerosi abusi dei diritti genitoriali a causa di discriminazioni basate su criteri etnici, nazionali o linguistici, e che a detti abusi non è stato posto rimedio; sembra che non siano stati neppure verificati. Ciò ha nuociuto agli interessi del minore nella quasi totalità dei casi esaminati dalla Commissione per le Petizioni. Inoltre, il fatto di negare ai genitori il diritto di parlare ai figli nella loro lingua madre, sembra sia pratica diffusa e, peggio ancora, stando alle testimonianze ricevute, le autorità competenti minimizzerebbero l’impatto di questo divieto su un bambino e sulla sua stabilità emotiva.

           È necessario trasmettere linee guida e istruzioni chiare a tutti gli uffici dello Jugendamt, ricordando le loro responsabilità e i diritti fondamentali dei genitori e dei figli a loro carico. Per la maggior parte di questi uffici tali istruzioni non saranno necessarie in quanto gli stessi operano già su tale base, ma altri uffici necessitano palesemente di chiarimenti sui loro doveri verso tutti i genitori.

        La autorità interessate devono accettare ed ammettere senza discussione l’uso di tutte le lingue parlate dai genitori, durante le visite sorvegliate.
        Lo Jugendamt deve informare tutti i genitori circa i loro diritti di ricorso contro le decisioni da lui prese e riguardo le condizioni di presentazione dei ricorsi.
        Tutti gli Stati membri sono tenuti a favorire una maggiore vigilanza democratica o parlamentare a livello nazionale e regionale sugli enti preposti alla tutela dei minori e offrire quindi ai cittadini la possibilità di cercare soluzioni efficaci più vicine al loro luogo di interesse.
        Dove essere incoraggiata attivamente una più stretta cooperazione bilaterale fra Stati membri, a livello degli enti di tutela dei minori, per favorire un migliore coordinamento e una maggiore comprensione fra i funzionari responsabili, allo scopo di facilitare il processo decisionale delle autorità responsabili, a garanzia dell’interesse superiore del minore.


22.12.2008


[1] Nel 2008 sono pervenute 34 nuove petizioni sullo Jugendamt; tuttavia dal 2006 sono state presentate non solo petizioni individuali, ma anche centinaia di lettere segnalanti casi individuali e registrate, ma alle quali la commissione non è stata tecnicamente in grado di rispondere nel merito. Di qui, l’importanza del presente documento.
[2] Nota informativa di gennaio 2008 (PE 393.276).
[3] Petizioni 38/2006, 712/2006, 713/2006, 848/2006, 849/2006, 1008/2006 e altre.
[4] Petizioni 477/2007 e 744/2007.
[5] Cfr.: http://deutsche-jugendamt.blogspot.com/2007/11/bamberg-declaration.html 3 Sottopetizioni registrate con le petizioni 38/2006 e 151/2007.
[6] Haase contro Germania (Domanda n. 11057/02).
[7] NdR CEED : L’adolescente si è suicidata perché le speranze che aveva posto nella decisone della Corte Europea di poter tornare alla sua famiglia sono state annientate dallo Jugendamt che, per vendicarsi, le ha impedito di tornare a casa. Alla sua morte lo Jugendamt ha inviato alla madre la fattura per le esequie.
Approfittando inoltre di una trasmissione nella quale si mostrava la Sig.ra Haase distrutta davanti alla tomba di sua figlia, lo Jugendamt ha dato inizio ad un altro procedimento giudiziario, adducendo questo suo stato di prostrazione, per sottrarle nuovamente i due figli tornati a casa. Il CEED è allora intervenuto protestando presso la Corte d’Appello di Hamm.
[8] Petizione 450/2006 e altre.
[9] “Petizione dei 10 genitori”, utilizzata come modello per numerosissime petizioni.
[10] Petizioni 519/2008, 1346/2008 e altre. 

domenica 22 giugno 2014

Il diritto tedesco e la sua applicazione anticostituzionale in Italia

I Regolamenti dell’Unione europea introducono anche in Italia la legislatura familiare tedesca, grazie al riconoscimento in Italia, senza exequatur (RE 2201/2003 e 4/2009) delle decisioni straniere in materia familiare. Diventa pertanto fondamentale conoscere quali sono i principi tedeschi contrari alla Nostra Costituzione, che stiamo applicando in Italia.

Il legislatore tedesco ha dotato la Repubblica Federale di Germania di un sistema normativo che differisce profondamente, quando addirittura non si contrappone a quello presente in tutti gli altri paesi dell’Unione Europea, ma che in essi introduce grazie ai Regolamenti europei.

Innanzi tutto va precisato che in Germania i padri non sposati, pur avendo riconosciuto il figlio, non acquisiscono su di lui nessun diritto. Al padre non sposato viene pertanto riconosciuto il mero ruolo di biologico (Erzeuger = donatore di sperma) e il dovere di pagatore. Gli alimenti vanno infatti corrisposti anche a figli dei quali il padre non riceve nessuna notizia, che non sa dove abitino, che non parlano la sua lingua e non portano il suo cognome.

Nel caso in cui il padre non sia noto, lo Stato provvede a supportare la madre single. L’articolo 6 della Legge Fondamentale tedesca precisa infatti al punto 4 che “ogni madre riceve la protezione e l’assistenza della comunità” (Jede Mutter hat Anspruch auf den Schutz und die Fürsorge der Gemeinschaft) e lo Stato vigila a che ella assolva ai suoi compiti.

Non è affatto raro che le ragazze tedesche approfittino di questa situazione. Chiedono al padre, soprattutto se straniero e non conoscitore di questa legislazione, di non riconoscere il figlio e di provvedere al mantenimento versando degli importi alla madre in via ufficiosa. Contemporaneamente la madre tedesca incassa il sussidio statale. Nel momento in cui cessa la relazione tra la madre tedesca e il padre straniero (per es. italiano) e, con il passare degli anni, il sussidio statale si riduce perché il figlio è cresciuto e la madre potrebbe tornare a lavorare, questa ricorre allora al tribunale tedesco dichiarando di sapere chi è il padre di suo figlio. Il tribunale tedesco ha tutta la convenienza a supportare questa madre anche dal punto di vista legale (gratuito patrocinio concesso dal giudice della causa familiare) perché, una volta individuato il padre, potrà chiedergli tutti gli arretrati pagati dallo stato tedesco per suo conto (gli arretrati andranno pertanto versati all’amministrazione della gioventù tedesca, lo Jugendamt). Questo padre, anche se nel frattempo gli viene impedito dalla madre ogni tipo di contatto e di relazione con i figli, si troverà a ripagare gli alimenti una seconda volta.

La convocazione in Tribunale in Germania è solo formale. In tribunale non si discuteranno diritti e doveri dei genitori, né del comportamento scorretto della madre, ma solo dell’accertamento della paternità. Il tribunale deciderà sempre e comunque (sia in caso di assenza che di presenza dello straniero) di far effettuare il test del DNA, in quanto non si tratta di individuare il padre dei bambini per richiamarlo ai suoi doveri di genitore, ma solo di recuperare gli alimenti pagati per suo conto alla madre tedesca e di pretenderne altri per il futuro.
I bambini della coppia non sposata, a differenza di quanto sancito dalla Nostra Costituzione, non hanno nessun diritto a mantenere rapporti stabili con entrambi i rami parentali e, peggio ancora, il contatto con il genitore straniero è sempre considerato pregiudizievole al Kindeswohl (il bene tedesco del bambino), così come il genitore straniero viene generalmente giudicato, senza verifica e solo sulle dichiarazioni del genitore tedesco, un violento se è il padre, una pazza se è la madre.

Tali decisioni vengono recepite ed eseguite in Italia senza verifica nel merito, per via dei regolamenti europei. L’unica possibilità di controllo che è stata lasciata ai tribunali italiani, è quella di verificare se la decisione è stata presa con un procedimento in contraddittorio e se entrambe le parti hanno avuto la possibilità di difendersi. Generalmente entrambi i requisiti non sono soddisfatti dalle decisioni familiari tedesche, anche se i decreti che giungono in Italia, sempre sprovvisti di verbale con l’indicazione delle parti presenti e/o rappresentate, intendono darne l’illusione.

Benché tutto ciò sia oggetto da anni di accese discussioni in sede europea, le autorità italiane sembrano non esserne al corrente. E’ per questo motivo che è nostro dovere segnalare la situazione di fatto presente nell’Unione europea; e per tutelare i nostri concittadini, tutti potenziali vittime (se non ora come genitori, domani in quanto nonni di bambini binazionali) di questo sistema iniquo e anticostituzionale.
Ci auguriamo che presto le Autorità Italiane inizino a sostenere i propri concittadini e verifichino la mancanza di requisiti, respingendo ogni richiesta tedesca solo apparentemente fondata.

Consideriamo e continueremo a considerare inaccettabile, immorale e perverso che tanti bambini, piccoli Cittadini Italiani residenti all’estero, vengano privati dei diritti fondamentali riconosciuti dal nostro ordinamento.