giovedì 22 ottobre 2015

La tutela oltre la frontiera. Bambini bilingue senza voce. Bambini binazionali senza diritti.

Illustrazione: Davide Tinelli
Anni fa i media si erano occupati della mia vicenda, chi cercando di raccontare i fatti, chi cercando di accontentare il pm che diligentemente forniva ai giornalisti le informazioni da pubblicare. Ovviamente si trattava solo del punto di vista dell’accusa, poiché a me, durante quel processo e per quasi un anno, era stato imposto il divieto di comunicazione. Una volta ottenuta la mia condanna con metodi che, rispetto al comune senso di giustizia, poco hanno a che fare con la legalità, gettato fango su tutta la mia famiglia, privata come me di ogni risparmio, è calato il silenzio.

Non vedere i propri figli per cinque anni in effetti non fa notizia. Sapere che quei giudici, pagati dal contribuente italiano per tutelare i bambini, li hanno invece deportati in violazione di leggi e convenzioni non fa notizia. 
Nel 2012 Rizzoli ha pubblicato il mio libro “Non vi lascerò soli” (http://www.rizzoli.eu/libri/non-vi-lascero-soli/ ), ma non potevo rilasciare interviste e dunque non ha fatto notizia.

Da allora ho convissuto con una indicibile e inumana sofferenza. Lo ho fatto studiando e spendendomi per gli altri numerosissimi genitori nella mia stessa identica situazione. Con questo sapere ho salvato altri bambini, facendoli rientrare in Italia o impedendo che venissero, come i miei figli, mandati nella società malata che si trova al di là delle Alpi.

Quest’anno è uscito il mio secondo libro che come il primo appartiene alla mia storia, anche se non è più un’autobiografia, ma il frutto degli studi e la prova agghiacciante di come il nostro paese si sia giuridicamente organizzato per “esportare” i suoi figli, persino per non farli rientrare nelle statistiche dei bambini sottratti che sono molti di più rispetto a quelli registrati dalla Farnesina. Uso volutamente questa espressione commerciale, “esportare”, perché in tutto questo i bambini sono soltanto oggetti.

La “mercificazione” del bambino inizia in Germania con molto anticipo rispetto all’Italia e con la sola differenza che quel paese i bambini li “importa” soltanto.

Il libro, “La tutela oltre la frontiera. Bambini bilingue senza voce. Bambini binazionali senza diritti” (http://www.bonfirraroeditore.it/saggistica/la-tutela-oltre-la-frontiera-detail.html) pubblicato da Ed. Bonfirraro sarà presentato a Perugia il 27 ottobre, con il Movimento per Perugia e rappresentanti della Manif pour tous Italia e del Forum delle Associazioni familiari.
Il collegamento tra la “tutela oltre la frontiera” e i temi affrontati dalla Manif pour tous potrà forse non emergere a prima vista, ma è strettissimo e verrà analizzato nel dettaglio in occasione della presentazione a Perugia

E’ certo che la definizione di famiglia della società tedesca (“una relazione dinamica e in continuo cambiamento tra almeno un adulto e un bambino, figlio naturale o affidato”) è premessa e complemento alla mercificazione dei bambini, elementi indispensabili in una società vecchia, molto preoccupata per il pagamento delle future pensioni.
Ricordo per inciso che già nel 2006 l’80% delle cattedre di psicologia delle Università tedesche erano occupate da sostenitori del gender mainstreaming. 
Ricordo la campagna dei Verdi tedeschi per la legalizzazione della pedofilia (vedi articolo: http://www.ilpattosociale.it/news/3468/I-verdi-e-la-pedofilia-una-storia-tedesca.html), campagna dimenticata, ma mai veramente disconosciuta. 
Ricordo la diffusione a cura del ministero tedesco per la famiglia dell’opuscolo “Corpo, amore e gioco del dottore”, ritirato per via delle numerose proteste, ma poi nuovamente diffuso, mascherato da direttiva dell’OMS e in questo modo imposto a tutta l’Unione Europea; in realtà si tratta di un prodotto made in Germany (vedi articolo: http://www.ilpattosociale.it/news/2954/Masturbazione-e-gioco-del-dottore-per-bambini-dai-4-anni.html). La versione per i bambini residenti in Germania si chiama ora “Naso, pancia e sedere”. Specifico “residenti in Germania” perché il fatto di trovarsi sotto giurisdizione tedesca fa sì che i tribunali tedeschi possano togliere l’affido (e lo fanno con estrema facilità) a tutti quei genitori che hanno un’altra visione dell’educazione dei figli. E’ questo il motivo per cui il genitore non-tedesco è per definizione un genitore “sospetto”.


Queste lezioni di sesso vengono imposte a scuola, dove è possibile farsi esonerare dalla lezione di religione, ma non da quelle di sesso. La scuola ha infatti non tanto la funzione di istruire, quanto quella di “educare” e controllare che i bambini crescano convinti di determinate teorie. Chi si oppone, è ormai noto, perde l’affido dei figli e può essere incarcerato (vedi il caso della coppia tedesca che praticava con successo la scuola parentale e che ha richiesto asilo politico agli Stati Uniti per non perdere i figli, o dei movimenti cattolici tedeschi i cui rappresentanti sono stati incarcerati per via delle assenze dei figli a scuola durante le lezioni di sesso). 

Il concetto di famiglia che si vuole imporre è quello propagandato dallo Jugendamt, elemento determinante nel sistema familiare tedesco, insieme a tribunali e psicologi, lo stesso Jugendamt che sottrae i figli ai genitori non-tedeschi. Per quale famiglia lavori lo Jugendamt è evidente guardando l’opuscolo diffuso nel 2014 dallo Jugendamt bavarese, sulla cui copertina campeggiano due famiglie omosessuali.
Lo Jugendamt è un ente (plenipotenziario), è un altro di quegli enti la cui finalità sarebbe la tutela del minore. 
Ma di quale tutela si tratta? 

E l’Italia, che per una malamente addotta tutela dei miei figli li ha resi orfani, come si giustifica? 

Tace e ancora cerca di impedirmi di parlare.

Marinella Colombo



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