mercoledì 27 gennaio 2016

Giorno della memoria o spaventosa attualità


Riceviamo e pubblichiamo ...







Nei secoli l’uomo, unico tra gli esseri viventi, ha compiuto crimini tremendi e atti atroci, privi di qualsiasi umanità. Gli oppositori politici sono stati spesso torturati, uccisi o rinchiusi nei campi di lavoro. I loro bambini sono stati presi, affidati a famiglie fedeli ai diversi regimi o addirittura fatti scomparire. Ma uccidere milioni di persone perché si è convinti che esista una razza superiore e che gli altri siano “Untermenschen” e vite indegne di essere vissute, di questo è stato capace solo il nazionalsocialismo tedesco. Questo è un atteggiamento mentale che non si cancella con la fine della guerra, neppure eleggendo un socialista tedesco a capo del Parlamento Europeo e tanto meno con qualche commemorazione affinché “questo non accada mai più”.
Io, noi tutti genitori di bambini rubati dalla ODIERNA Germania, noi tutti abbiamo toccato con mano la presunzione e l’alterigia di giudici e funzionari tedeschi che stabiliscono che un bambino possa crescere bene solo in Germania e solo con il genitore tedesco, noi tutti abbiamo sentito calare pesante su di noi il disprezzo di chi continua a sentirsi superiore, noi tutti ci siamo sentiti trattati come “Untermenschen”, impossibilitati a difenderci, a replicare, a mostrare la falsità delle loro verità, noi tutti siamo stati messi a tacere, mentre abbiamo impresso nella mente come una ferita che non smette di sanguinare l’ultimo sguardo di nostro figlio, quel figlio che ormai non esiste più, vittima della Germania di oggi, ucciso nel suo essere binazionale, condannato per crimini mai commessi, condannato ad essere orfano di un genitore che ha la sola colpa di non essere tedesco. Noi tutti, nel giorno della memoria, guardando i film e i documentari, ci rendiamo conto di come solo l’apparenza e le armi di morte siano cambiate, ma tutto è rimasto identico nel paese che continua a sentirsi superiore e dunque in diritto di comandarci e di uccidere i nostri figli. Noi tutti soffriamo in questo giorno ancora di più perché siamo le voci nel deserto che inutilmente gridano che di memoria non si tratta ma di una indicibile attualità.

Marinella Colombo

27 gennaio 2016

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