mercoledì 26 luglio 2017

Missiva al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

  

Al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Piazzale della Farnesina, 1
00135 Roma

e p.c.
Ai Consolati d’Italia in territorio tedesco
Ai Deputati e Senatori della Repubblica italiana


Milano/ Roma, 26 luglio 2017


Egr. sig. Ministro
Egr. sigg. Consoli
Egr. Deputati e Senatori della Repubblica italiana


Ogg.: bambini italiani sottratti in Germania


Con la presente desideriamo portare la Vostra attenzione sulla gravissima questione dei bambini italiani sottratti in Germania ai propri genitori dallo Jugendamt tedesco e sul ruolo dei Consolati Italiani presenti sul territorio. Il problema riguarda sempre più coppie di Italiani non separati che si sono trasferiti in Germania per motivi di lavoro (oltre agli Italiani che si separano in Germania e perdono sempre i diritti sui figli), cosicché non ci si può ormai più nascondere dietro alla presunta separazione litigiosa, addotta a giustificazione fino ad oggi.

Il numero dei bambini coinvolti ha raggiunto livelli inaccettabili. Purtroppo non esiste un elenco statistico e comunque non sarebbe probabilmente completo. I nostri connazionali presumono la possibilità di un intervento molto più deciso da parte dei nostri Consolati e restano quasi sempre delusi. Dall’altra parte, noi siamo consapevoli che i Consolati devono seguire le indicazioni che provengo dal Ministero degli Esteri e non possono spingersi oltre. Entrambi gli aspetti vanno senz’altro modificati ed è a questo fine che sottoponiamo le richieste che seguono, affinché i Consolati abbiano un nuovo strumento a disposizione per poter supportare i propri connazionali.

Ricordiamo che in Germania, dopo sei mesi di residenza nel paese, i bambini hanno 3 genitori dei quali il genitore di Stato, lo Jugendamt, è il più potente. Lo Jugendamt siede in Tribunale come parte in causa e indica al giudice la decisione da prendere, ma può sottrarre un bambino ai suoi genitori anche in mancanza di decisione giuridica che si fa emettere solo a posteriori, per giustificare la sottrazione già avvenuta.
  
I genitori, per esempio Italiani, si trovano a combattere contro un’autorità che rappresenta lo Stato stesso. A questa controparte si aggiungono in tribunale altre parti in causa, come il Verfahrensbeistand (che non è l’avvocato del bambino, ma un altro controllore di Stato) e sempre più spesso anche i genitori affidatari tedeschi.
A questa evidente mancanza di equilibrio nella rappresentazione dei diversi interessi va aggiunto il fatto che ogni decisione viene emessa sulla base di presunzioni e nel rispetto del principio del “Kindeswohl”. Il “Kindeswohl”, letteralmente “bene del bambino” è un concetto giuridico “non definito; non esiste una definizione legale astratta di questo concetto” (cit. da missiva del Ministero tedesco per la famiglia del 31 marzo 2017 al Parlamento Europeo: bei dem Begriff des Kindeswohl handelt es sich um einen unbestimmten Rechtsbegriff. Eine abstrakte Definition dieses Begriffes durch Gesetz gibt es nicht) che viene dunque interpretato in favore delle parti tedesche.

Per dare sostegno concreto a questi genitori abbiamo spesso contattato i servizi sociali italiani del luogo di residenza in Italia precedente al trasferimento, chiedendo e ottenendo la disponibilità a farsi carico dei bambini. Abbiamo coinvolto i Consolati, svolgendo un lavoro di coordinamento anche con gli avvocati. Ma poiché il sistema italiano e tedesco sono incompatibilmente differenti (ved. anche:
http://jugendamt0.blogspot.it/2017/07/incompatibilita-tra-diritti-di-famiglia.html ), ci ritroviamo con lo Jugendamt e il giudice tedesco che si ritengono superiori ai Servizi italiani e, nei casi in cui il Console si presenta all’udienza, spesso viene messo vergognosamente alla porta. Il decreto emesso è sempre la fotocopia di uno solo: per il Kindeswohl, il bene tedesco del bambino, i piccoli italiani devono rimanere in Germania, crescere con una famiglia tedesca, parlare solo tedesco, dimenticare e cancellare i genitori, insieme alla loro identità italiana.

L'attuale assetto dei procedimenti tedeschi in materia di famiglia che vedono la presenza - ingombrante - dello Stato tedesco e dall'altra parte non consentono un pari accesso allo Stato italiano è in piena violazione del principio di non discriminazione (art. 14 Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo) e del diritto ad un equo processo, alla difesa ed al contraddittorio (art. 6 Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo) e dunque è incompatibile con l'ordinamento europeo e non tollerabile.

Inoltre tutto ciò è profondamene lesivo della dignità degli Italiani e delle nostre Istituzioni ed Autorità.


Per questo chiediamo espressamente:


-        Che presso i Tribunali familiari tedeschi ci si appelli alla Convenzione di Vienna del 24.04.1963 secondo la quale il Console esercita poteri di Giudice tutelare sul minore italiano residente all’estero;


-        Che in virtù di tale Convenzione - e per riequilibrare la massiccia presenza dello Stato tedesco (Jugendamt) in tutti i procedimenti familiari (anche quelli portanti su bambini binazionali) il Console d’Italia richieda sistematicamente al giudice tedesco territorialmente competente per la causa familiare di essere ammesso al procedimento quale parte in causa

e

-        di voler dare indicazione a tutti i Consolati d’Italia in territorio tedesco di utilizzare sistematicamente questa prassi;

-        di voler dare indicazione a tutti i Consolati d’Italia di richiedere sistematicamente la restituzione del minore italiano all’Italia, indipendentemente dall’idoneità dei genitori;

-        di voler dare indicazione a tutti i Consolati d’Italia di presentare sistematicamente istanza, appunto quale parte in causa, affinché il minore italiano venga preso in carico dai servizi sociali italiani del territorio da cui provengono e nel quale torneranno a vivere i genitori italiani

Considerando che una famiglia affidataria tedesca incassa in media più di 1000 € al mese per ogni bambino e che il pagamento di tali cifre viene anticipato dallo Stato tedesco ma poi richiesto ai genitori, stiamo parlando di miliardi di euro di provenienza italiana (da genitori residenti in Italia e da genitori italiani residenti in Germania) che, attraverso i minori, entrano nelle casse tedesche.

Con l’introduzione della prassi qui richiesta, la frase “la Farnesina segue il caso con attenzione” non verrà più percepita come una giustificazione di facciata, ma acquisirà un significato nuovo, condiviso e apprezzato unanimemente.

Sperando di esserci resi utili, restiamo a disposizione e in attesa di celere riscontro.
Ringraziando, porgiamo
Distinti saluti
Dott.ssa M. Colombo
Responsabile nazionale dello Sportello Jugendamt

----- Missiva inviata a:

ed anche a Deputati e Senatori della Repubblica Italiana

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